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1.9.11

PRIMA LEZIONE DI SLOVENO --- con il professore signor OK! Da dimenticare!

Ieri pomeriggio, dato che ero libera, ho deciso di andare a una lezione di sloveno organizzata dall'ufficio del turismo di Ljubljana. Ho pure convinto Melanie (tedesca), Marissa (austriaca), Eva (francese) a venire e lì ci siamo ritrovati con un ragazzo portoghese, una ragazza brasiliana, un paio di inglesi, un'altra francese e un'americana che non conoscevo (e che non conoscevano fra loro).

Non mi aspettavo niente di speciale considerando che era gratis e che durava solo un'ora e mezza ...
ma non mi immaginavo che sarebbe stato così terribile.

Un breve resoconto:

il prof., giovane (sui 27-28 anni) aveva una faccia fra il morto di sonno con i postumi di una sbornia e l'apatico-depresso, dava l'mpressione di essere stato mandato lì per forza o per sostituire qualcuno che non c'era.
Vabbè, ho pensato, magari ha avuto una giornata lunga, magari ha appena mangiato un limone, o forse gli fanno male i piedi ... chissà, diamogli una possibilità.

In ogni caso, ci ha fatto scrivere i nomi su dei fogliettini, ci ha fatto registrare su un foglio (per ottenere info su futuri corsi di sloveno, speriamo non con lui) e poi ... non si è neppure presentato!

Ci ha appioppato 4 pagine fotocopiate di immagini minuscole con 4-5 righe accanto a ciascuna per prendere appunti ... insomma, la tipica stampa di un powerpoint! E infatti è proprio ciò che ci siamo beccati, un bel powerpoint, che però non funzionava bene. Il proiettore forse non era ben regolato e quindi tagliava una bella fetta della parte sinistra di ciascuna immagine.

Insomma, come dire, se la frase era:

Ciao, come stai?
Sto bene, grazie. E tu?

Si vedeva solo:

o, come stai?
ene, grazie. E tu?

Però il tipo, dopo aver guardato la lavagna un po' dubbioso per una decina di secondi, ha deciso di lasciarlo così. In fondo noi avevamo le micro-immagini stampate, perché pretendere di più.

Il secondo dato interessante è che i pennarelli che usava per scrivere su una minilavagna laterale erano quasi del tutto consumati, ma anche in questo caso il tipo non ha fatto una piega, per tutta la lezione ha scritto un po' trasparente se beccava il pennarello agli sgoccioli e un po' meno trasparente se al pennarello rimaneva qualche minuti di vita. Io fra l'altro non mi ero neppure portata gli occhiali.

Menomale che tutto ciò che ci ha spiegato io già lo avevo studiato a suo tempo e allora facevo scopiazzare dai miei appunti la mie compagne di banco. Insomma, sarà sembrata la saputella secchiona di turno.

Il tipo poi mi avrà odiato perché l'ho tartassato di domande.

Mi da fastidio che la gente pensi che fare il professore è un passeggiata, che basta parlare se uno è madrelingua, che non bisogna prepararsi, che è il lavoro più bello del mondo perché si hanno tante vacanze. Così tutti si improvvisano prof. e i risultati che ne escono fuori sono disastrosi, come ieri.

Ora non ce l'ho con il tipo, però a meno che davvero non fosse stato avvisato 10 minuti prima che avrebbe avuto questa lezione, cavoli, se la sarebbe pure potuta un po' preparare!

Capisco che è solo un'ora e mezza e che, certo, non ci può spiegare regole fonetiche o del fantomatico duale o dei casi, però se decide di accennarli, che lo faccia almeno in modo comprensibile.
Io amo la grammatica - e ammetto che mi resta tantissimo da imparare - però prima di andare a lezione, e chi mi conosce lo sa, guardo i materiali parola per parola, riga per riga, mi scrivo appunti, traduzioni, cerco cose extra, mi scervello per trovare qualcosa di simpatico, interessante, particolare da raccontare.

Certo non sempre vengono fuori lezioni perfette, non sempre il gruppo-classe si comporta come uno vorrebbe, però io ci metto tutto il mio impegno affinché le cose procedano spedite e la gente imparti qualcosa o perlomeno si diverta un po'!
E ovviamente non si nasce imparati, insomma, quando sono entrata in una classe per la prima volta o forse anche quando ho fatto ripetizioni per la prima volta, sarà stato un mini caos, però io la passione ce l'avevo e la mia faccia non era da baccalà fra l'arrabbiato e il suicidottero.

Questo tipo ci ha fatto ripetere una alfabeto di parole molto simili a quasi tutte le lingue dei presenti:

A - Avto : ok, è auto, macchina
B - Banana : più o meno tutti hanno studiato l'inglese, dunque che bisogno c'è?

e via dicendo ... forse serviva per i suoni e la fonetica, o almeno quella era l'intenzione di chi aveva preparato i materiali (non di certo lui), ma ci si sarebbero potute fare intorno mille attività, con flash card, con il powepoint stesso, e invece niente.

Inoltre questo povero prof. non per vocazione aveva un difettuccio un po' fastidioso:
dopo ogni parola diceva: ok?

banana, ok, significa banana, ok? Ok? Do you understand? Ok?

Avrà detto OK 2058478583001119759492674737 volte. Chissà se anche io ho una parola che ripeto in classe in modo da sfinire i miei alunni. BOH. (credo sia boh, quando insegno italiano).

In ogni caso, l'oretta e mezza passata in classe l'abbiamo dedicata a imparare qualche frasetta, con spiegazioni assolutamente assurde, a rispondere sempre nello stesso modo

COMESTAI?BENE!
COMESTAI?BENE!
COMESTAI?BENE!
COMESTAI?BENE!

a fare un gioco del telefono che il tipo non è riuscito a organizzare e che quindi è fallito dopo 3 tentativi, a guardarci un po' sconcertati, a chiacchierare fra noi ...

Se quello di ieri fosse stato il mio primo contatto con la lingua slovena non credo che mi avrebbe molto entusiasmato. Inoltre essendo organizzato dall'Ufficio del Turismo, mi sarei aspettata qualche informazione di carattere turistico, qualche curiosità, qualche consiglio su cose da vedere meno conosciute ecc.
Ma no, il tipo non vedeva l'ora di andarsene a casa. Forse aveva un'emicrania, forse era appena stato lasciato dalla sua ragazza, forse semplicemente per lui fare il professore è una cosa come un'altra, ma il suo sogno sarebbe fare il surfista. O lavorare alla pompe funebri.

Non lo so.

Tutto questo per dire che per insegnare una lingua bisogna amarla, ma amarla tutti i giorni con dedizione, volerla conoscere e scoprire anche se è la propria lingua madre, dedicarle tempo, scoprirne i segreti e le curiosità, e saperla presentare, e far amare.
E ciò significa metterla in relazione con la cultura, con la vita della gente, con le emozioni, le sensazioni, i modi di essere, di volere essere, di voler fare. Farla sentire viva, attiva, un tesoro alla pari di un monumento, o un quadro, o un'opera d'arte che si rinnova perennemente.
Una lingua bisogna rispettarla come un nonno, ma anche saperci giocare come con un bambino, per inventare realtà che sono a metà fra noi e l'altro. E poi arrivare a renderla parte di sé.

E non è mica facile. Se volete essere prof. e pretendete di prepararvi una lezione in 5 minuti, fate pure.
Si può fare, in fondo esistono appositi manuali guida del professore che indicano tutto passo passo, ma allora in quella lingua non metterete neppure un po' di voi.

Io sono sicura che chi ha studiato italiano con me quando mangia un gelato o un cornetto alla nutella mi pensa e si ricorda di me, e chi ha studiato inglese con me quando va in Scozia la vivrà in modo diverso perché la vedrà un po' con l'emozione dei miei occhi.

Io sono qua per partecipare a un programma di formazione iniziale di professori, perché anche se ho già insegnato, i bambini delle elementari e i ragazzi delle medie sono un mondo a parte.
E ho tantissime cose da imparare ancora.
E che vi devo dire: non vedo l'ora!


3 commenti:

  1. Che scenetta fantoziana! Comunque sono tanti i professori di questo tipo, se si possono chiamare "professori"...In bocca al lupo con la tua esperienza slovena! Baci miriam

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  2. Aaaahhh Cecilia Cecilia mia! :)

    Meno male che tartassandolo di domande gli hai fatto vedere chi è un McGyver ;o)

    RispondiElimina
  3. è un po' pessimo ok? il tizio ok? :D

    RispondiElimina

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