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31.5.12

VITA DA CANI ... CICCIONI ...

Vita da cani, sì.
Non la mia!

Giuro che smetto di lamentarmi.
Almeno per oggi.
Domani ricomincio con gli snif snif, ueeeeeee ueeeeeee, sob sob e compagnia bella.

Oggi ho lo stomaco talmente pieno che non riesco neppure a dormire.

Ho fatto colazione alle 5.30 perché dovevo andare a scuola presto.
Con mezzo pacco di biscotti, che li ho comprati in sconto che scadono fra 2 giorni e allora tocca papparseli veloce veloce.
Sono arrivata a scuola e c'erano in sala professori non so quanti chili di ciliegie ad attenderci. Perché il cervello dei prof. ha bisogno di vitamine e antiossidanti.
Così mentre preparavo materiali, una ciliegia tira l'altra e ne avrò mangiate un centinaio.

Poi sono andata a pranzo, a mezzogiorno, e ho deciso di farmi una foto con le cuoche (che però non posso pubblicare perché è venuta tutta sfocata).
Questo gesto a loro ha fatto molto piacere e così mi hanno riempito il vassoio a dismisura.
Riso, verdure, insalata, uva e neppure mi ricordo che altro.

Proprio oggi riflettevo sul fatto che, al ritorno in Spagna, non avendo più la mensa e con il caldo che fa, perderò 7kg in 7 giorni. Dovrò riabituarmi a fare la spesa e ad usare pentole e affini.

Verso le 2 mi sono mangiata una banana.

E poi sono andata a pranzo da Sabina con altre 3 prof.
Sì, avete capito bene.
A pranzo.
Il secondo pranzo nel giro di tre ore.
Pizza, pasta, insalata, dolce alle noci e crema, gelato.

E io che pensavo che in Slovenia sarei diventata ginnica e magra!

Sono tornata a casa alle 5 e mi sono distesa.
Sto ancora distesa e penso che non mangerò fino a dopodomani.


Quindi vi lascio con queste foto di vita da cani che erano in balia di un post rimasto bozza da parecchi mesi e vi ricordo, se fate la dichiarazione dei redditi in Italia, che potete donare il 5x1000 al canile di mia sorella.
Guardate qui:
http://comeniusinslovenia.blogspot.com/2012/05/5-x-1000-chi-lo-posso-destinare.html






In città, soprattutto quando fa caldo, ma anche in inverno, supermercati, bar e ristoranti si attrezzano con ciotolone d'acqua per cani! Ai tavolini all'aperto è sempre pieno di cagnoloni con i loro amici a due zampe, e alcuni la fanno proprio da padrone in alcuni bar (essendo i cani dei proprietari).



In Slovenia non si vedono in giro cacche di cane.


Ai laghi i cani non possono entrare in acqua (o almeno credo nelle zone indicate da questo cartello) e devono essere portati al guinzaglio.



Su questa spiaggia di Portorose i cani non possono entrare

Dalle vostre parti i cani come vengono trattati?
Qui li amano moltissimo e quando raccontavo che nei canili spagnoli vengono ancora soppressi lo sconcerto è arrivato alle stelle. Gli sloveni amano e rispettano la natura e io amo questo Paese anche per questa ragione.

30.5.12

Datemi i kleenex

Sono le 10.45, sono a scuola e ho rischiato di piangere due tre volte.

Ero in corridoio, direzione lezione di italiano, c'erano un gruppetto delle ragazzine del mio cuore sedute sulle panche in attesa di un'altra lezione.
Non ricordo cosa mi hanno detto, mi sono messa a parlare sloveno, e poi ho detto che me ne vado.
Hanno fatto delle facce che quasi mi casca il mondo.

No, non te ne puoi andare.
No, non è giusto.
Maestra, noooooo.
 Maaaaaaaaaestra, ma se parli sloveno ormai, no, devi rimanere.

Ho guardato in quegli occhi e zack, la prima lacrima. 
Sono dovuta scappare via, anche se mancavano ancora 10 minuti a lezione.

15 minuti fa, qua in sala professori, viene Pia a cercarmi.
Ieri avevo detto a lei e a Lucija a lezione di italiano che me ne andavo.
Perché fondamentalmente non ho imparato lo sloveno.
(non mi andava di spiegargli gli altri 3000 motivi, sono troppo giovani per pensare a contratti a tempo indeterminato, affitti da pagare, processi e simili).

Oggi insomma viene Pia a cercarmi e mi da una fotocopia.
Di una pagina del suo libro di grammatica slovena.
Quella con le declinazioni che io non sono riuscita a imparare.

Studiatela, e così puoi rimanere.

Ho ancora il groppo in gola.
E le lacrime che stanno lì pronte a uscire come le cascate del Niagara.

Cavoli, oggi addirittura i quattordicenni di anno IX sono stati buoni.
Hanno riso allle mie cretinate.
Hanno ascoltato tutto.
Non hanno cominciato a preparare lo zaino 5 minuti prima della fine della lezione.

Ecco, ora scappo al bagno a piangere un po'.   

28.5.12

La mia nemica ...

È ufficiale.
Torno.
(in Spagna)
Fra l'altro pure prima del previsto.
E per lavorare.
Già da luglio.

Ieri è tornata pure la mia neamica emicrania, a ricordarmi come erano belli quei fine settimana passati insieme a letto, io, lei, un limone per togliere la nausea, le mie fedeli medicine scozzesi stroncaelefanti, una pezza fredda sugli occhi e il cervello pieno di chiodi.

Questo post quelli che l'emicrania non ce l'hanno mai avuta non lo capiranno, ma non si può mai dire mai, quindi leggete tutti e fatevi una cultura.

Io le ho detto, cara emicrania, non ti sei fatta vedere per un anno, non è che andresti a fare nemicizia con qualcun altro?

Ma lei niente, voleva stare proprio con me, non mi ha abbandonata neppure un minutino.
Le ho provate tutte, dormire, drogarmi, vomitare, fare stretching, sedermi in balcone, bere tè, litri e litri d'acqua, camomille.

Poi quando ormai avevo dei sexyssimi occhi verdi (mi succede quando mi si infiamma il cervello a cresta di gallo che mi ritrovo) ho pensato che magari su internet c'era qualcosa di miracoloso. In fondo non avevo niente da pardere. E così mi sono messa a smanettare, un occhio aperto (quello sinistro, perché il mio cervello emicragnoso è il destro), e ho googlato parole della serie: relax emicrania magic video natural sounds quitar migrañas.
Proprio così, scritto in 3 lingue, mi ci mancava giusto parlare sloveno.

E ho trovato questo.





Io ero in fase zombie ormai, quindi pure l'occhio che riuscivo a tenere aperto si rifiutava di guardare il video e ho solo ascoltato i suoni. Fra l'altro non avevo le cuffiette e dunque le frequenze hertz si mescolavano ai tubamenti dei piccioni sul mio davanzale.

All'inizio fa venire tipo la nausea.
Poi ti fa desiderare che finisca presto.
Nel frattempo però noti come l'inferno che hai nel cervello si trasforma in purgatorio.
Ti senti un po' in riva al mare, con la risacca delle onde.
Non un'isola tropicale, ma piuttosto un trucido porto sudeuropeo.
Di quelli coi pesci morti a pancia in su, le chiazze d'olio e le bottiglie vuote.
E poi all'improvviso così com'è cominciato si interrompe.
E tu ti rendi conto che per 8 minuti hai trattenuto il fiato e hai temuto di essere vittima di qualche messaggio subliminale che ti spingerà a donare tutti i tuoi soldi all'inventore di questo sciacquettio luminoso.

Invece no.
Ti addormenti.

Purtroppo hai scordato di spegnere il cellulare e ti arriva un messaggio squillante di tua mamma che ti chiede se l'emicrania ti è passata.
E l'emicrania, chiamata in causa torna.
Tutta pimpante ti tiene sveglia fino alle 23.49, quando ormai allo stremo delle forze decidi di prenderti una doppia dose di droga scozzese e chi s'è visto s'è visto.

Ti risvegli alle 5 e l'occhio incollato non si apre.
Decidi di mandare un messaggio a scuola e dire che arriverai tardi perché fra l'altro non hai neppure lezione e ci vai solo per preparare esami.
Ti risvegli alle 8 con il cervello come un toast tiepido, ruvido, con la marmellata appiccicosa piena di mosche ronzanti.

Ti fai una doccia e arrivi a scuola con l'affanno e pensi che menomale che non hai lezione.
E invece per favore per piacere per carità puoi sostituire la prof. dei più cattivi di scuola, che verrà a metà lezione o forse non verrà proprio, e non c'è assolutamente nessuna attività preparata, ma il cervello è ancora così dolorante e lo è stato per talmente tante ore, che i 45 minuti fra le belve ti fanno un baffo.

E poi corri di qua, corri di là, scrivi, stampa, copia, pranza, spiega, torna a Lubiana, e sei seduta in sala professori e ti aspettano altre 6 ore di lezioni pomeridiane e ti rendi conto che il dolore se n'è andato e sei talmente felice che baceresti il prof. seduto accanto a te.
Non fosse che è gay, e che porta una maglia arancione fosforescente e l'emicrania ama certi colori e potrebbe tornare.

Pussa via.

25.5.12

12+15+7+2

Ieri sono andata in gita scolastica con tutte le prime medie, una sessantina di dodicenni.

Ci sono andata come professoressa responsabile di un gruppetto, ma in realtà ho fatto un po' la dodicenne pure io.

Sul pullman mi sono seduta in mezzo, non davanti fra i secchioni e quelli con il mal d'auto, non dietro fra gli scalmanati e le coppiette.

Mi sono portata nello zaino i panini e i fogli in sloveno con le spiegazioni di quello che avremmo visto, che non avevo avuto tempo di leggere.

Ho guardato dal finestrino, ma soprattutto ho riso e spettegolato con le mie compagne di classe. Mi hanno chiamata maestra, Cecilia e alla fine addirittura Ceci.

Abbiamo visto da fuori un castello a San Servolo/ Socerb, da dentro il porto commerciale di Capodistria, da dentro un'antica oljarna, Tonina hiša (un frantoio? Si dice così? ) e infine abbiamo passeggiato per le stradine di Pirano.

Ho parlato in sloveno come non mai, usando tutte le parole che so per inventarne delle nuove.
Mi sono sentita un po' distratta come una dodicenne, loro perché non proprio interessati alle spiegazioni sulle attività commerciali e portuarie, i punti cardinali, l'olio d'oliva, io perché fondamentalmente capivo il 20% di quello che la guida diceva e il resto me lo immaginavo.

Siamo arrivati a Pirano che era già ora di pranzo, minacciava di piovere, e avevo un'ora con il mio gruppetto di 12 per farci un giro noi da soli, per Piazza Tartini, fra le viuzze medievali, e mura, la chiesa di San Giorgio, il faro, il lungomare.

Gli avrei dovuto leggere e/o raccontare un sacco di dati, date, ordini architettonici, popolazioni, etimologie, stili, personaggi.

Però c'era il mare, il sole che faceva capolino fra le nuvole, ogni ragazzino/a mi faceva una domanda diversa, i maschi si arrampicavano, le femmine guardavano rapite le bancarelle, Lan mi sparava a raffica tutte le parole che sapeva in latino, a Jure abbiamo fatto toccare le sisette di pietra di una statua di ua sirena.

E poi tutti avevano avevamo un solo pensiero: mangiarci un gelato, che per questo le loro mamme e papà gli avevano dato 3-5 €, da spendere in cioccolato, nutella, fragola, limone, caramello, frutti di bosco.

Abbiamo invaso una gelateria come un'orda barbarica pacifica e schiamazzante, noi per primi e poi tutti gli altri gruppi con le altre professoresse. Ci siamo chiesti: e tu che gusti hai preso? decine di volte, il gelato ci si è squagliato in mano mentre ridevamo perché teta in spagnolo è una tetta, ma in sloveno significa zia.

Sulla via del ritorno al pullman, con il mio gruppo ho imboccato il vicolo sbagliato e ci siamo ritrovati a correre in salita e poi in discesa come forsennati perché eravamo in ritardo ed eravamo pure i più rumorosi e la gente per strada ci guardava e sorrideva perché mi sa che sprizzavamo felicità.

Siamo tornati a Grosuplje sotto un acquazzone improvviso, stravaccati sul pullman che si è fatto più rumoroso dopo l'overdose di zuccheri gelatosi.

Sono arrivata a Lubiana alle 5.45, spettinata come non mai, appiccicosa di umidità e aria di mare, e mi sono ricordata che alle 6 avevo un appuntamento per un ventisettesimo compleanno.
Ho girato a destra invece che a sinistra e abbiamo festeggiato la nostra amica in una piazzetta di Lubiana, come quindicenni i cui genitori non vogliono che si faccia casino in casa e allora occupano un pezzo di strada.



E di nuovo la gente ci guardava, per questa esplosione di risate improvvisate, e chiacchiere in inglese con accenti strampalati. Una signora incuriosita si è avvicinata a vedere che succedeva, che si festeggiava, che era tutta questa spontanea felicità, un giovedì pomeriggio in mezzo alla strada.

Verso le 9 ero ormai cotta, distrutta di sonno, sveglia dalle 5.30 di mattina, puzzolente, sudaticcia, con le gambe a pezzi.  Me ne sono tornata a casa parlando con Gesche dei prossimi viaggi, dei programmi per il tempo che ci resta, con la malinconia di una bimba di 7 anni che sa che la scuola sta per finire, e i suoi amichetti le mancheranno.

E sono crollata sul letto come una bimba di 2 anni, dopo una giornata passata fuori a giocare, al sole, con mille colori negli occhi, l'eco delle risate e delle scemenze dette, la finestra aperta e il venticello fresco a portare dentro i sogni e fuori la stanchezza.

Mi sono svegliata con la somma di 12+15+7+2 anni, oggi di nuovo 36, ma chissà più tardi quanti ne avrò ...

23.5.12

Amore, bmx e occhi che brillano

Mi sono resa conto di aver scritto un post parecchio negativo l'altro giorno.
Pieno di quell'energia al rovescio che questi mesi avevano quasi cancellato, trasformandomi in quella che sono sempre stata su queste pagine.

Sì, potrebbe succedere che io debba tornare da sono venuta.
Ma facciamo che per ora vi racconto due momenti della giornata di oggi.

A lezione di italiano, mentre i più piccoli cercano di insegnare i colori in sloveno a Sebastian, e sghignazzano sentendolo pronunciare črna y rdeča con la e aperta, io sto seduta con due ragazzine di I media a fare un esercizio di 'mi piace/ non mi piace'.

Una delle due ragazzine da un po' di tempo mi sembra sempre un po' scocciata, o stanca, poco coinvolta.
Come sempre penso che sia colpa mia.
E mi scordo che a quell'età è colpa dell'AMORE.

Fra un mi piace e l'altro l'amichetta tira fuori che a Giovanna piace un ragazzino della classe. Non mi dicono subito qual è, mi spingono a indovinare e io ci azzecco e a Giovanna brillano gli occhi.
E mi ricordo tutto a un tratto com'era, essere innamorati e stare seduti a un po' di banchi di distanza, e non sapere che fare, che dire, come attirare l'attenzione di un ragazzino turbolento ma con quella faccetta così carina.

E medito a come farli sedere vicini prossimamente.

Poi sto tornando in sala professori da una lezione e ho un'ora vuota e c'è J. come incaricato della porta.
Non mi ricordo dove/se ho spiegato che a scuola da noi ogni giorno uno studente diverso fa da portiere, registrando chi entra e chi esce. Quel giorno gli/le tocca stare seduto a un banco vicino all'entrata e scrivere i nomi delle persone (genitori, fornitori ecc) che passano dalla porta principale.Alcuni ragazzini ne approfittano per fare i compiti, altri per leggere libri della biblioteca o riviste.

Oggi passo e J. non sta facendo niente.

Dovete sapere che J. non è uno stinco di santo. Non collabora molto a lezione, parlotta, non è interessato.

E allora provo un esperimento. Cerco su internet qualcosa sulle bici Bmx, che so che gli piacciono e che piacevano un sacco anche a me più di 20 anni fa.
Copio, incollo, ci metto qualche foto e dopo ogni paragrafo ci metto una domanda per lui.
E glielo porto.
Gli dico che sono compiti per lui, così non si annoia.
E aggiungo che so che è un tema che gli piace.
E allora guarda la fotocopia, vede le foto, e rieccoli quegli occhi che brillano.

Me ne vado e non so che succederà.

Dopo 10 minuti viene a cercarmi e dice che ha finito.
E vedo che di Bmx parlerebbe, e allora gli dico: "sai che c'è? Ho l'ora libera, vengo alla porta con te e chiacchieriamo."
Mi racconta della sua bici, degli incidenti che ha avuto, mi fa vedere le cicatrici sulle ginocchia. Passa la preside e ci guarda meravigliati. Mi meraviglio anch'io del poco che ci vuole per fare breccia.

Che poi magari l'AMORE fra Giovanna e il ragazzino turbolento chissà se sboccerà.
E in classe martedì J. chissà come si comporterà.

E questo è tutto dalla vostra biciclettara dottoressa stranamore.

21.5.12

Ci avevo preso gusto ...

Ci sono due tizi seduti in due uffici a due metri di distanza.
Da loro dipende abbastanza molto moltissimo il mio futuro.

Ma non è che ai due tizi viene in mente di alzarsi dalle loro belle sedioline, incontrarsi chessò a mezza strada, o pure al bagno, mica mi offendo se parlano di me davanti ai pisciatoi.
Però cavolo, belli miei, lavorate per la stessa istituzione.
È possibile che viviate in compartimenti stagni?

È possibile che uno mi dica: devi tornare!
E l'altro mi dica: però se torni mica è sicuro che ...

Non mi va di stare seduta dieci ore fuori dai vostri uffici, come l'anno scorso, e dovervi spiegare io che una soluzione esisterebbe, e mi darebbe un po' di tranquillità in queste ultime 6 settimane di vita. O magari mi potreste pure concedere altri 3 mesi di vita.

Solo che io vorrei saperlo.
E non voglio essere ambasciatrice a distanza fra di voi che siete seduti nei vostri uffici e la mia vita rimbalza fra un'email e l'altra.

Ci avevo preso gusto a vivere spensieratamente.
C'ho talmente tante cose da fare che alla mia agenda è venuto un attacco d'ansia!

20.5.12

Sarà ...

Sono giorni un po' strani.
Forse è questo tempo ballerino, un giorno si schiatta di caldo e io che sono uscita di casa alle 6.30 di mattina coi calzini pelosi, torno a casa con i piedi sudati come bisce. Un giorno si crepa di freddo e io sono uscita con la felpetta prima del tramonto e all'ora di cena in pizzeria, ai tavolini all'aperto, quasi mi viene un blocco della digestione quando la temperatura scende a 5°.
E così mi sono ritrovata con mal di gola e  raffreddore che mi ha resa un po' ottusa per tutta la settimana. Il festival del kleenex.

Sarà  pure l'overdose di zuccheri al compleanno di Eva ieri, torte, biscotti, tiramisù, e una bella gattona che ha scelto me fra tutti per farsi un pisolino sulle mie gambe, facendomi intravedere il mio futuro di zitella gattara. Con Eva scherzavamo pensando che fra 50-60 anni, quando ci rincontreremo, porteremo ancora gli stessi vestiti, e le nostre scemenze di ora saranno semplicemente considerate sintomi di demenza senile.



A tutto questo è seguita una giornata di totale abbiocco catalettico oggi.

Sarà anche che quest'avventura non durerà in eterno.

Ecco, l'ho detto.
Anzi, l'ho scritto.

Sarà che questa settimana sarebbe stata la mia ultima in Slovenia se non mi avessero dato il prolungamento.
Sarà che devo decidere cosa fare poi.

Io quest'anno ho adottato la strategia no pensare - no stress.
E ha funzionato benissimo.
Mi sono resa conto che è inutile cominciate a pensare a cosa potrebbe succedere se ... con un secolo di anticipo, perché intanto tutto può cambiare, da un giorno all'altro.

Monito la bomba davanti alla scuola di Brindisi, che mi ha fatto riflettere sul fatto che, dopo aver terrorizzato vecchi ed adulti, ora vogliono incutere la paura pure nei ragazzini, perché evidentemente il lavaggio del cervello a base di veline e grande fratello non attecchisce su tutti, e le giovani teste pensanti di oggi potrebbero cambiare lo status quo.

Monito il terremoto che mi ha buttato giù dal letto questa notte, perché casa mia di solito oscilla abbastanza, ma la terra ha tremato fin qua per un minuto buono. Conviene andarsene sempre a letto con l'anima in pace, i conti saldati, le liti risolte, e un ultimo bel pensiero prima di addormentarsi.

Però la strategia del no-pensare no-stress non può mica funzionare sempre.
A volte tocca riaccendere il cervello e fare mente locale.

E allora ci si mette la maniglia della finestra.
Contro cui la mia fronte è andata a sbattere in pieno.
Io ho la capoccia dura, ma nonostante tutto ora ho un ficozzo di dimensioni unicornesche che pulsa e mi ricorda che è ora di rimettersi in moto.

19.5.12

5 x 1000 - a chi lo posso destinare?

Se mi leggete dall'inizio del blog, sapete che c'è una causa che mi sta particolarmente a cuore.
Quella di Luna di Formaggio, la onlus di mia sorella.


Ne ho già parlato qui e in questo post lascio la parola a mia mamma e a lei stessa, per darvi una motivazione in più per donare il vostro 5x1000 a questo piccolo progetto, nato dal sogno di una bimba che guardava Hello Spank e che ha fatto una testa tanta ai miei genitori, finché 2 giorni prima del suo compleanno di 15 anni fa ha convinto mio padre a portarci in canile a dare un'occhiata e siamo tornati a casa con la nostra pelosissima Aika.

Mia mamma scrive:

Siamo tutti inondati di appelli di organizzazioni onlus o di volontariato che ci chiedono la nostra firma per il loro 5x1000, lo so, e capisco che questa mia mail contribuisce all'inondazione, ma conosco bene la ragazza, è mia figlia, che da anni accoglie in uno spazio non suo a Montelibretti i cani e i gatti abbandonati, feriti, maltrattati, lasciati davanti al canile o che ci arrivano da soli. Questa ragazza tutti i giorni parte da Roma in treno per andare ad accudire e curare queste creature, inoltre ha realizzato una buona rete di contatti per trovare loro famiglie che li adottino con le massime garanzie di benessere. Le adozioni sono tante ma anche gli abbandoni, per questo il suo canile è sempre pieno. Questa ragazza non riceve alcun contributo dal comune di Montelibretti né tantomeno dallo Stato. Se non sai a chi dare il tuo 5x1000 sarei felice se lo dessi alla sua organizzazione ONLUS, scrivendo questo codice 97637970589 e apponendo la tua firma nel riquadro "sostegno volontariato ...".
Grazie
Loredana



Mia sorella scrive:

Lunadiformaggio è ciò che faccio io
Io che non vendo latticini e che nemmeno li mangio perchè sono intollerante!
Io che non voglio salvare tutti gli animali del mondo ma tutti quelli che incrociano la mia strada, il mio sguardo, il mio cuore.
Io che ho tanti progetti ma , forse come tutti , non ho i soldi per realizzarli.
Io che ogni tanto mi demoralizzo ma poi guardo i miei animali e mi rassereno.
Io che non so fare niente ma che regalo sincerità, la loro...perchè la mia non sarebbe abbastanza.
Io che se mi hai letto, se mi hai aiutato, se hai adottato un cane o gatto da me
... vuol dire che qualcosa la so fare!
E allora esco fuori dalla mia inutilità e ti chiedo ,tramite loro di sostenere me e loro ancora una volta.
LUNADIFORMAGGIO E' UN'ASSOCIAZIONE ONLUS ED è RIENTRATA NELLE GRADUATORIE DEL 2012 PER POTER BENEFICIARE DEL 5X1000.
DONA IL TUO 5X1000 A LUNADIFORMAGGIO ONLUS
A TE NON COSTA NIENTE..LORO CONTINUERANNO A SORRIDERE.
GUARDA LA LOCANDINA.
GRAZIE A TUTTI!!




5x1000: codice 97637970589 e la tua firma nel riquadro "sostegno volontariato ..."

13.5.12

Mi piacerebbe dirti ...



Ne è passato di tempo da questa foto, 36 anni.
Ne abbiamo fatta di strada insieme, anche se a distanza di chilometri, città, Paesi, continenti.

E mi sono resa conto che è dalle elementari, quando le suore ci facevano preparare il lavoretto-regalino, che non ti faccio gli auguri per questa ricorrenza , che in Italia si festeggia oggi, in Spagna la settimana scorsa, in Scozia un po' prima, in Slovenia il 25 marzo.

Alla fine la gente penserà che sono una mammona, perché ti nomino ogni due post e mi preoccupo di cosa tu possa pensare di ciò che dico o faccio.

Proprio pochi giorni fa a Roma invece noi due ce la ridevamo di come le figlie di altre mamme, e le mamme di altre figlie si chiamano ogni 10 minuti al cellulare, per vedere che hanno mangiato a colazione, che vestiti mettersi, dove andare a pranzo, se comprare la pasta buitoni o de cecco, per discutere di programmi televisivi o di creme anticellulite.

Noi non siamo così.
Non abbiamo un rapporto morboso, no, ma neppure uno distaccato.

Ce ne è voluto di tempo per capirci, perché viviamo vite diversissime.

Io giro, con poche cose,  non mi trucco, c'ho i capelli che sembrano un mocho vileda, mangio quello che capita, viaggio con sconosciuti, cambio lavoro, paese, vita.
Tu hai un beauty case che è più grosso della mia valigia, quando la gente vede una tua foto pensano che mi avete adottato, avresti dovuto aprire un ristorante, per fare un viaggio tocca dirtelo in anticipo di un anno.

Eppure sotto questa scorza superficiale siamo uguali.

Da te ho imparato a farmi un quattro per la gente (anche quelli che non se lo meritano), a stare sempre attentissima a tutto ciò che vedo e sento, perché potrebbe interessare a qualcun altro, potrebbe aiutare qualcuno in difficoltà.
A preoccuparmi e a tenere a mente date e occasioni importanti.
Ad essere sempre ospitale ed accogliente.

Da te mi viene la creatività, i ghirigori che faccio su ogni foglio, diario, fotocopia, i disegni, le cose che invento, sono un ricordo di quando ti vedevo dipengere sul vetro, di quando ti vedevo creare all'uncinetto, da quando ti osservo ancora elaborare il pranzo di Natale nei minimissimi dettagli affinché sia sempre nuovo e sorprendente.

Da te ho imparato fin da piccola a gestire le mie finanze, a stare attentissima alle spese, a sapere dove vanno a finire i miei soldi. Potendomi permettere così di viaggiare, di risparmiare, di godermi tante bellissime esperienze.

Da te ho capito come razionalizzare, organizzare, pianificare.

Ora, dopo quest'anno in Slovenia, e in un periodo un po' tosto per te, mi piacerebbe insegnarti a rilassarti un po', a dedicare un po' di tempo a te stessa e a quello che ti interessa, a cancellare i mal di testa assassini che ti rovinano le giornate come rovinavano le mie.

Mi piacerebbe regalarti una giornata calda, di quelle di quando ero piccola e ce ne andavamo al mare, e tu potevi infine rilassarti un po', crogiolarti al sole, leggerti un libro.

Mi piacerebbe regalarti una notte intera di sogno profondo, senza sogni, ne incubi, ma solo riposo.

Mi piacerebbe dirti che quello che sono ora lo sono grazie a te, ai tuoi sforzi, ai tuoi sacrifici, al tuo mettere la tua famiglia prima di tutto.

E anche se non ce lo diciamo mai, te lo dico qua, così te lo rileggi quando ti pare

ti voglio bene mamma.

(e ora, se ti ho fatto scappare una lacrimuccia, corri a rimetterti il rimmel e a darti una ripassatina al rossetto già che ci sei!)

12.5.12

Lo sai che i papaveri ...

... son alti alti alti ...

Per gli stranieri che leggono, trattasi della canzone Papaveri e Papere a cui non pensavo da almeno 20 anni. La canzone recita nel ritornello:

Lo sai che i papaveri sono alti, alti, alti,
e tu sei piccolina, e tu sei piccolina, ...

Io sta storia dei papaveri alti alti alti non l'avevo mai capita, perché i papaveri che finora avevo visto per il mondo erano di una normale misura fiore di campo, tipo margherite.

Poi andando a scuola l'altro giorno ho capito che la canzone doveva parlare decisamente di papaveri sloveni. Non so se dalla foto si capiscono le reali dimensioni di questi papaverozzi, alti quasi un metro! Ma come la annaffiano la terra in Slovenia?



Lo stesso giorno a lezione di spagnolo di pomeriggio con i miei gruppi di adulti, ero talmente stanca che ho detto a uno degli alunni di alzarsi e venire lui alla lavagna a scrivere la coniugazione dei verbi.

Ora, io gli alunni per ora li avevo visti solo seduti, quando entrano ed escono dalla classe li guardo distrattamente, e non ci avevo mai fatto caso.
Beh, scrivevo alla lavagna mentre Miha si è alzato per venire a coniugare il verbo e ho fatto un salto quando si è avvicinato. Mi supera di circa 30cm.

SONO UNA NANA!
Non basta non riuscire a imparare lo sloveno, mentre i ragazzini di IV elementare possono permettersi già di fare discorsoni in inglese. Non basta essere battuti nelle scalate di una montagna collina da bimbi di tre anni.

E menomale che sono pure cresciuta da quando sono arrivata qui (meno stress, il cibo della mensa scolastica, più vita all'aria aperta e la mia colonna vertebrale evidentemente spiaccicata in Spagna, qui in Slovenia mi ha concesso quasi un centimetro in più).

La canzone continua dicendo ...

Sei nata paperina, che cosa ci vuoi far ...

(la potete ascoltare qui)

Io invece in Slovenia sono la madre gallina ... nella recita scolastica!


Questa settimana è stata davvero intensissima a scuola:

- recita per i bimbi più piccoli per introdurli alla lingua inglese: la storia di Willy il porcellino che voleva volare, organizzata da Marjetka e da Sabina con quelli di anno 9 (e in cui appunto io ero la gallina vecchia fa buon brodo); canzoni in inglese cantate da un gruppetto di quelli di IV; scioglilingua in inglese recitati da altri studenti di anno 9.
Il tutto alle 7.40 di mattina. Che ci ben comincia è a metà dell'opera!

- millantamila lezioni, mattutine e pomeridiane. Ieri quelli della classe 6, che non vedevo da 3 settimane, erano davvero sinceramente felici di vedermi, e a ripensarci mi scappa quasi una lacrimuccia.

- un nuovo assistente dalla Colombia, Sebastian, che sarà da scuola da noi per alcune settimane, e  a cui faccio da tutor io; poveraccio, l'ho talmente bombardato di informazioni e l'ho subito buttato nella bolgia infernale, la classe 7b. Ma secondo me è meglio così, cominciare con i ragazzini più scalmanati e poi passare a quelli più tranquilli te li fa davvero apprezzare! I ragazzini dovevano intervistarlo, e gli hanno chiesto fra le altre cose: are you a sexy boy? Do you have a wife or two? Do you like the teacher (Cecilia)? Do you like Miami beach girls?

- una giornata di insegnamento congiunto io e Gesche/la tedesca, anche lei comenius in un'altra scuola qui in Slovenia e in visita nella mia scuola ieri. Abbiamo fatto lezione con:

* quelli del sopracitato anno 6, che si sono comportati sorprendentemente benissimo e hanno fatto un sacco di domande intelligenti e si sono divertiti a pronunciare parole in tedesco come Donaudampfschiffahrtsgesellschaftskapitän e a far pronunciare a Gesche parole in sloveno con un sacco di R.

* quelli dell'anno 9, su Romeo e Giulietta, (quindicenni, sconvolti quando gli ho raccontato del mio folle amore per River Phoenix quando ero adolescente e a cui ho fatto vedere la mia foto di quando ero giovine che trovate qui ) . In questa classe io e Sabina (la mia tutor, che ha la mia età ed era anche lei presente) abbiamo riflettuto su come l'arrivo di internet abbia cambiato gli amori delle adolescenti.
Io, per avere foto di River Phoenix con cui tappezzare la mia stanza oltre a quelle della rivista Cioè, dovevo aspettare che qualche mia amica di penna straniera ne trovasse qualcuna e me la spedisse, in cambio di qualche altra foto di un suo amato. Ora è tutto a portata di click, di stampante, di facebook, non c'è più la stessa trepidazione.

-  i ragazzini del sostegno, molti dei quali non sono neppure mai stati a Lubiana, e per loro aver in classe non una, ma due straniere, deve essere proprio come avere a che fare con degli alieni.

Nella mia scuola ci sono varie divisioni a seconda di livelli ed abilità, io ci ho messo circa 4 mesi per capirle, ma riassumendo funziona  così: (se non vi interessa il sistema educativo, saltate pure tutto questo lungo paragrafo verde!)

> I ragazzini con quoziente intellettivo nella media e sopra la media sono insieme in classe fino alla 5 elementare come in Italia o in Spagna. C'è una maestra per tutte le materie, e poi spesso una diversa per inglese ed educazione fisica.
Alle medie in I e II, per alcune materie (inglese, sloveno, matematica) sono tutti insieme due giorni a settimana e separati per livelli 1 giorno o 2 a settimana (i livelli sono 1-2-3, dal più basso al più alto; quest'anno di livello 1 in tutta la scuola ci sono solo tre ragazzini).
In anno 8 e 9 (cioè III media e I liceo, ma qui sono ancora alle elementari) sono invece sempre separati per livello, almeno in inglese. Quindi ci sono 4 classi in cui i ragazzini parlano inglese perfettamente, ed altre 5 di livello 2 (inglese medio in slovenia, ma decisamente alto per esempio se paragonato con l'Italia o con la Spagna).

Poi ci sono le classi di sostegno, che sono composte da ragazzini a cui è stato somministrato il test del quoziente intellettivo e sono sotto la media. Hanno libri speciali, programmi speciali ed insegnanti speciali, che si sono qualificati con un apposito corso (per esempio Sabina e Marjetka). Non stanno in classe con gli altri. Hanno difficoltà di apprendimento varie e le classi sono meno numerose. Non so se sia un bene o un male per loro, perché non si relazionano con gli altri ragazzini di scuola, ma con questo sistema sono più seguiti e protetti.

Poi nella mia scuola ci sono anche un gruppo di ragazzini con sindrome di down e con gravi ritardi mentali. Sono seguiti da maestre speciali, e non so esattamente cosa facciano, perché li vedo solo a mensa e sono sempre incuriositi dal fatto che io non parli sloveno.

Insomma, sono esausta.
Menomale che come sempre il tempo sloveno è dalla mia parte e oggi ha piovuto.
Il tempo ideale per starmene in casa a riposare un po' questo fine settimana e pensare al prossimo viaggio (Belgrado, fine maggio/inizi giugno).
Se non mi avessero dato il prolungamento questo sarebbe stato il mio ultimo weekend qui e martedì il mio ultimo giorno di scuola.

Dato che improvvisamente ha cominciato a fare caldo, indosso di nuovo i vestiti che portavo ad agosto al mio arrivo. Eppure non sono più la stessa dentro questi pantaloni e questa maglietta blu.

In Slovenia posso dire di aver trovato un equilibrio ed una pace interiore che cercavo da anni e che nessun altro Paese, neppure la Scozia, mi aveva dato.

Ripenso che sarei voluta venire qui in erasmus 13 anni fa e sono convinta che invece è stato davvero giusto così. ORA. Quando le mie priorità, i miei interessi, il mio stile di vita sono altri, questa città è il mio specchio e la mia lampada, e il mio personalissimo genio sloveno sta esaudendo tutti i miei desideri.

Sarà il famoso karma, che infine mi restituisce ciò che ho dato in questi anni?

O sarà  qualcosa che mettono nell'acqua slovena, che fa crescere i papaveri alti alti alti e che ha trasformato me in quello che sono ora?

6.5.12

Sei di Broccolin?

Mi ci sono pure fatta regalare l'ipad autoconvincendomi che cosí in aeroporto ne avrei approfittato per leggere i grandi classici.
Oggi ho pure cominciato a leggere Lewis Carroll, ma poi neppure Alice e le sue meraciglie hanno saputo distogliermi da ciò che di solito faccio durante le ore e ore in terra di nessuno.

Poi ero pure un po' incavolata perché la navetta che mi avrebbe dovuto recuperare verso le 11 era invece bloccata a Venezia città in attesa di altri passeggeri e avevo un'altra ora e mezza di tempo da ingannare. E durante il mio tempo aeroportuale, quando mi sono svegliata alla 4.30, quando casco di sonno e piove e io mi sono messa i calzini estivi e provo a connettermi a internet - a pagamento - e l'ipad non ne vuole sapere, beh, l'unico rimedio è cercare quelli che attaccano bottone.
Ma non con me.
Con altri.
E mettermi lì ad osservarli, perché in aeroporto intanto non se ne accorge nessuno.

Ed eccolo, lui americanone giuggiolone, con giuggiomamma, giuggiopapà e giuggiofratello al seguito, tutti ad attendere la navetta dell'hotel che dovrebbe essere là ad aspettarli, ma non c'è.
E l'americanone, con un tic che fa l'occhietto a tutti quelli che passano, ha studiato l'italiano, e ingenuamente chiama l'hotel e sbaglia numero e si fa una bella chiacchierata con una signora veneziana, e poi ci rinuncia, che la navetta prima o poi arriverà, c'è scritto sul depliant.

E mentre la giuggiomamma e il giuggiopapà, in maniche corte, calzoncini, e scarpe da ginnastica e calzini bianchi, attendono con lo sguardo perso nel vuoto, mentre il giuggiofratello si scofana qualcosa che ha tirato fuori dal valigione, l'impavido americano punta la sua preda e attacca bottone.

Con un adolescente. Di Palermo. Che viaggia con mammapapànonnaziavicinadicasacuginettoziocognato. Una bolgia di gente.
L'adolescente grassottello fuma insieme al cuginetto di 12 anni.
E accoglie festoso l'americano, a cui fa una sorta di terzo grado e con cui condivide gioiosamente informazioni.

AP : adolescente palermitano
GA: giuggioamericano

...

AP: sei americano, di Broccolin? (ndr: Brooklyn)
GA: Broccolin? No, del Kansas ...
AP: ah, io c'ho un amico in California, si chiama Antonio Cicerone. Lo conosci?
GA: mmmm, sai l'America è grande, moooolto grande ...
AP: ah, però c'ho pure il figlio del mio vicino che studia in Florida. Si chiama Gaetano. Lo conosci?
GA: mmmm, no ... Io studio a Washington in realtà.
AP: ah, a Uoscinton si parla italiano?
GA: no, lo studio all'università ...
AP: ah, io pure studio l'americano. (E rivolto al giuggiofratello) uocciunne? (what's your name?).
GA: (per evitare che la conversazione continui in inglese) Che mi consigli di vedere a Venezia?
AP: guarda, tu prendi l'aereo e scendi a Palermo che si mangia meglio: gli arancini ... (spara altri 300 nomi di cose da mangiare, io non me conosco la metà).
GA: ah, sì, adesso vediamo Venezia, però poi ... Magari ... Chissà ...
AP: (con più enfasi) ma a Piazza tal dei tali, sotto casa mia, tu vieni e ti fanno gli arancini grossi come (non capisco cosa dice dopo, ma il gesto sconcerta un po' l'americano).
Madre AP: (urlo richiamo prole)
AP: allora baibai, ci vediamo a Palermo.


Guardo l'americano di nascosto e sorride, felicissimo di aver appena vissuto ed assaporato un pezzo di Sud senza neppure mangiarsi un arancino.

Siciliani e palermitani, per favore, non vi offendete.
Tutta questa scena mi ha fatto una grande tenerezza e ha fatto felice un po' anche me, il tempo è passato, il mio shuttle-bus è arrivato e io me ne sono tornata in Slovenia ridendo al pensiero di Sei di Broccolin?

4.5.12

Hai studiato a Oxford?

A Roma vivo a Garbatella e così mi capita di starmene distesa sul letto della mia stanzetta di bambina che dal sul garage, a rileggere diari segreti di quando facevo il I liceo ed ero innamorata di C. ed ero praticamente una stalker e mi segnavo ogni giorno che vestiti portava C. e se prendeva l'autobus per andarsene a casa da scuola e se all'ora di ricreazione passeggiava per il corridoio e se guardava una bionda riccioluta di cui io credevo fosse innamorato.
C., perdonami,deve essere stato pesante davvero essere perseguitato da una copia gotica di Bridget Jones, e menomale che non ti ho mai spedito una lettera d'amore che ti avevo scritto col sangue.

In ogni caso, mentre sono distesa su questo letto di un metro e settanta per uno, e rimembro quei dolci momenti di adolescenziale follia, ecco che sento la delicata voce del garagista del parcheggio che ho proprio sotto le finestre. Una signora furbetta o totalmente idiota ha parcheggiato la sua macchina sporgente sull'accesso al garage e ne scaturisce un ameno scambio di battute:

- a signooooò, mica ce p(u)ò parcheggià qua davantiiii. {questo lo urla dal fondo del garage con una voce da lucifero camionista fumatore accanito che fa vibrare i vetri}
- ma sono solo 5 minuti. {ribatte lei con voce da oca}
- a signoooooò, ma che nun lo vede che le macchine nun ce passano?
- ma sono solo 5 minuti, me devo andà a depilà ... {tutto ciò gridato dalla strada al garage, e io che sto al II piano li sento come se fossero in cameretta con me. Me la immagino pure la signora, la tipica con il tanga che sbuca sotta la tutona di ciniglia, col mollettone, la ricrescita e le scarpe da ginnastica dorate}.
- a signooooò, e che te credi che nun lo so che c'avete 'na foresta? Mica ce se mettono 5 minuti a depilasse. {notare il passaggio dal formale al tu, della serie non mi freghi, io di donne ne ho avute a bizzeffe. C'è stato anche qualche altro commento che non riesco a riprodurre, perché mi sono persa nella foresta dei miei pensieri antropologici).

Oggi ho preso la metro e nel giro di 20 minuti ho assistito a 2 episodi che mi hanno scioccata.
Mi sento proprio il topolino di campagna che va in città e ne vede di tutti i colori.

Aspetto la metro alla Stazione Termini e sulla banchina opposta un tipo vestito tutto di bianco insegue un uomo di colore ben vestito, giacca e cravatta e valigetta e gli molla un pugno sulla schiena. L'uomo nero si gira stupefatto, cerca di ribattere, ma il gangster bianco nanerottolo e accompagnato da altri due rapper bragaloni che si scagliano anche loro contro il nero. La gente comincia a urlare, alla romana, ahoooo, ahhooooo, un tipo coraggioso prende sotto braccio l'uomo di bianco per chiedergli spiegazioni, ma nel frattempo gli altri due inseguono l'uomo in giacca a cravatta che si vede costretto a lasciare la banchina e uscire dalla metro.
Nel frattempo l'uomo di bianco spiega farfugliando che quello l'aveva guardato, anzi no, che li aveva dato un pugno, ma come, se loro erano dietro e quell'altro camminava tranquillo e per i fatti suoi davanti?
Insomma, mi ero scordata che questi episodi sono all'ordine del giorno a Roma Caput Mundi, e ho ricordato com'è vivere in una città in cui non ti senti sicuro.

Esco dalla metro, sono di nuovo a Garbatella, e sulle scale mobili c'è una tipa coattona che urla. Non perché sia arrabbiata o stia litigando con qualcuno. È con due amici e urla i cavoli suoi, 2 parole e 5 parolacce, e si agita.
Un altro povero passeggero che se la ritrova dietro e sta parlando al cellulare, si gira e gentilmente le chiede di abbassare il volume.
E lei che fa? Comincia a sbraitare ancora di più e gli grida conto: maschilista, sei una maschilista. MASCHILISTA!
E lui, sconcertato, ribatte: ma come maschilista, io chiedevo solo di abbassare un po' il volume, di essere un po' più educata...
E lei lo prende a borsate: maschilista maschilista, mo' che solo i maschi possono dí parolacce? Maschilista, maschilista, se rinascevo rinascevo maschio. Ineducato! - e poi giù tutte le parolacce che conosce, come fosse un esame, so questa questa e pure questa. Giù tutti i Santi dal paradiso, e i morti, e la madre del povero tipo.
Che svicola, avrà 60 anni e lei 20, e cavoli, se non tuo nonno, potrebbe essere tuo padre mi verrebbe da dirle.
E che mi urlerebbe contro allora?

E mi chiedo, ma l'educazione quand'è che è diventata un optional?
Perché il garagista e la foresta può pure essere folcloristico, però tutto il resto è un po' (molto) preoccupante, non trovate?