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11.9.11

NEDELJA

Nedelja significa domenica.

Non l'ho imparato grazie al prof. Mr Ok, con cui purtroppo le cose vanno di male in peggio. Resisto al corso di sloveno solo perché per farmelo rimborsare devo completarlo. E perché gli altri 3 sventurati compagni di classe (Melanie, Matthiew e Ana) mi sono simpatici e ci troviamo bene. Ormai le cose come ho già detto ce le spieghiamo fra di noi, mentre Mr Ok si dilunga in monologhi che non hanno né capo né coda.
Dice di essersi laureato in fonetica e poi quando gli chiedo una spiegazione, disegnando un simboletto fonetico alla lavagna mi guarda come se davanti avesse un rospo gigante o chessò un'aurora boreale e poi mi rimanda a posto.

L'altro giorno durante la pausa gli stavo chiedendo delle info su una compagnia di cellulari slovena e all'improvviso mi ha cominciato a parlare di una sua amica italiana che una volta gli aveva dato buca. Boh.
Attention deficit disorder? Un caffè corretto prima di venire a lezione? Chissà ...

I giorni della settimana in sloveno comunque li sapevo già da prima. Quando li dico stranamente mi perdo sempre il mercoledì. (ponedeljek torek sreda četrtek petek sobota nedelja)
Ora capisco più o meno  qualche verbo sparso. E i numeri. Dunque posso giocare a tombola in sloveno senza problemi.

In ogni caso, oggi è domenica. Da venerdì ho avuto un po' di febbre e raffreddore. Conseguenza del frescolino di una mattina che sono uscita di casa alle 5.45. Devo mettermi la sciarpa perché ho la gola delicata. Poi posso pure uscire coi pantaloni corti quando fa 20 gradi sotto zero, ma  la mia gola non ama le basse temperature. Così questo fine settimana me ne volevo andare in Croazia e invece sono rimasta qua.

Comunque sia mercoledì che venerdì vado in gita con la scuola. Ho deciso di approfittare di queste occasioni per verificare se i ragazzini si comportano come angioletti anche fuori scuola, e poi per girare un po' la Slovenia gratis! Mercoledì andremo alla Valle dell'Amore, o Lago dell'Amore o qualcosa del genere. Venerdì a visitare una miniera.

In questo fine settimana invece solo brevi uscite per bermi qualche tazza di tè e fare foto a destra e sinistra come una giapponese con il dito incastrato sul click click click.


(La tipica faccia sbattuta, come direbbe mia madre
- e un'idea geniale di questo bar: usare le teiere piccole come zuccheriere!)

Nei miei vagabondaggi per la città, penso a Roma, rovinata dai tag-firme dei graffitari ... qui invece di firmare gli artisti della bomboletta si dilettano in composizioni che danno un carattere ancora più favoleggiante a Lubiana. Ci si potrebbero scrivere mille storie. Ci potrei scrivere mille storie. Sono bombardata da ispirazione. Secondo me è per questo che mi è venuta la febbre, per sovraccarico di idee.





Insomma, ogni angolo trasuda creatività, immagini, parole, canzoni, storie,
sembra il set di un film in cui ci sono anch'io. Vado in balcone a stendere i panni e mi affaccio sul cortile interno in cui una vicina annaffia i girasoli e dove sonnecchiano gatti ciccioni e penso:
ma è vera questa vita? O sto facendo la comparsa?

Era da parecchio ormai che non provavo questa sensazione,
quando tutto è nuovo e speciale e vado in giro a bocca aperta e naso in su
a fotografare finestre come un'ossessa.



Poi mi ricordo che domani devo tornare a scuola, che la mia tutor non verrà perché la sua bimba è malata e che quindi sono più o meno sola a gestirmi, che devo scrivere la relazione delle mie intenzioni didattiche di tutto l'anno, che devo devo devo devo ... e mi incanto a guardare fuori dalla finestra, un tipo che sul tetto del centro sociale qua davanti scruta le montagne, con uno strano strumento musicale sulle spalle (una specie di corno gigante), o le mongolfiere che volano all'orizzonte.



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