No, non sono diventata una pantofolaia, non ho deciso di rinchiudermi in casa a mangiare pop-corn e guardare film degli anni '80 in sloveno (anche perché non ho ancora scoperto come si sintonizza la tv) ... io fra l'altro le pantofole non me le sono neppure portate, non mi entravano in valigia, ho un bel paio di infradito che con i calzini sono di un sexy che non vi potete immaginare e quindi di solito vado semplicemente scalza o con i calzini (così ne approfitto per pulire il parquet).
Però già nei giorni precedenti vi avevo detto che qui, in casa, non si portano le scarpe. Di solito all'entrata c'è sempre un mobiletto (o addirittura una stanzetta come nella mia nuova casa) dove si lasciano le scarpe e - non so dove - si possono comprare pacchi di una sorta di pattine, fine fine, da dare anche agli ospiti, e facili da lavare in lavatrice una volta usate.
Ma non finisce qui.
Insomma, invece di parlarvi del primo giorno di scuola, vi parlo di piedi?
Sì, perché ecco in arrivo il primo shock culturale scolastico degno di foto!
A scuola i ragazzini sono obbligati a portare le ciabatte!
Ookkk, prometto che poi vi racconto come è andata a scuola, ma se devo essere sincera, la parte più emozionante è stata proprio la fase ciabattosa!
Esco dalla sala professori diretta alla sala centrale della scuola, dove ci sarebbe stato il ricevimento dei piccoli, e vedo un ragazzino in ciabatte. Poi un altro. Guardo verso la folla e sono tutti in ciabatte.
Meno i professori. Siamo privilegiati. Possiamo portare le scarpe a scuola.
Ma molti prof. si portano anche loro delle ciabattine, delle crocs, o qualcosa per distinguere i piedi fuori scuola da i piedi dentro scuola.
Già l'altro giorno durante il tour della scuola la mia tutor mi aveva annunciato che c'era un armadietto per lasciare giacche e ciabatte. Non mi ci ero soffermata più di tanto. Avevo pensato che magari i prof. di arte o di economia domestica portavano tipo zoccoli - come quelli degli infermieri - per non sporcarsi le scarpe buone in caso di incidenti con i materiali delle loro classi.
Invece no. La mattina quando i ragazzini arrivano a scuola passano tutti per la sala armadietti, dove tengono le loro ciabatte. I più discoli o quelli che hanno la testa fra le nuvole, che si sono scordati di portarsele a scuola o di farsene comprare un nuovo paio dalla mamma, o vanno con i calzini o scalzi.
Niente scuse.
La questione ciabatte qua è una cosa seria. Non si possono sottrarre nemmeno i più grandi, quelli di 9° anno (14 anni). Ve lo immaginate uno spavaldo maschietto italiano a discutere con la mamma in un negozio perché quella ciabatta proprio no, lo renderebbe ridicolo davanti a tutti i suoi amici? Voi che tipo di ciabatta avreste scelto a 14 anni? Io sicuramente una piena di teschi, o roba di pirati o cose macabre, ero così!
In ogni caso, ieri durante la cerimonia di apertura dell'anno scolastico, mentre genitori emozionati fotografavano i loro bambini, i fotografavo i loro piedi.
All'inizio l'ho fatto facendo un po' la vaga, usando il cellulare, della serie: non è che sto fotografando, sto spegnendoilcellulare .... mandandounmessaggino ... abbassandolasuoneria
Poi però ho intercettato Sabina (una delle prof. di inglese) e allora con la mia faccia sorpresa le ho chiesto:
ma che succede? è il giorno ufficiale di lucidatura pavimenti?
No, in realtà le ho solo chiesto cos'era sta storia delle ciabatte. Dato che lei parla inglese benissimo pensavo avesse vissuto per qualche anno nel Regno Unito, che magari avesse fatto l'assistente come me. Poi ho scoperto che si è sposata giovanissima, che ha subito fatto figli (fatto moltoooo comune qua) e quindi che non era mai stata in una scuola straniera. E che quindi per lei ciò che le stavo dicendo era altrettanto soprendente. Le ho detto che in tutti i Paesi in cui ho vissuto (Italia, Spagna, UK, USA) non avevo mai visto nessuno in ciabatte a scuola. Ci è rimasta di stucco.
Mi ha chiesto sbalordita quante volte al giorno passano le donne delle pulizie, e cosa succede in caso di pioggia in Scozia. E in effetti ha ragione. Con un semplice gesto si guadagna in pulizia ed ordine.
Insomma, in Slovenia ricordatevi di non mettervi i calzini bucati, vi beccheranno prima o poi.
E già che parliamo di curiosità e shock culturali, ne nomino un altro paio, che per me non sono stati così scioccanti ma per altri potrebbero esserlo:
- il pranzo? alle 11.30! In realtà si può mangiare dalle 11.30 alle 14 mi pare, e da come è incastrato il mio orario per la prima settimana mangerò verso mezzogiorno e addirittura un giorno all'1. Però considerando che la prima lezione a scuola è alle 7.40, è ovvia che a quell'ora i ragazzini hanno fame.
- e ciò mi porta a questa seconda curiosità: verso le 10 ci sono circa una ventina di minuti per fare merenda, che non consiste in 2 etti di pizza, 3 merendine del Mulino Bianco, un panino con la frittata, ma ... in frutta fresca! Ieri c'erano grossi vassoi di uva e susine per esempio. Ti credo che poi qua in giro non ho ancora visto nessun ragazzino ciccione.
Ieri parlavo di questo argomento proprio con la mia amica Jasmina, dopo aver visto sua figlia di 8 anni mangiare per merenda cocomero e pomodorini e prendere giusto due quadratini di cicciolata. Pomodorini a merenda!
E ripenso di nuovo ai Paesi dove ho vissuto e a cosa mangiano i nostri bambini:
merendine, biscotti, cose con tremila conservanti, cocacole, succhi di frutta iperzuccherati, yogurt con più coloranti che latte, patatine fritte. Ti credo che poi sono iperattivi, nervosi, aggressivi. Avranno il sangue così denso che ci si potrebbe fare il sanguinaccio!
Insomma, a livello di alimentazione e di ordine e pulizia degli spazi la Slovenia ci da una pistaaaaa!
E giusto per concludere in bellezza (del resto del primo giorno di scuola ho deciso di parlarne in un post a parte) vi lascio con un'altra foto.
Nella piazza del Mercato di Lubiana c'è questo bel distributore di ...
cocacola? noooooo! patatine crik-crok? acquaaaaa! succhi di frutta? fuocherello ...
Si tratta di un distributore di prodotti biologici, succhi, yogurt, biscotti, formaggio.
Accanto ce n'è un'altro di latte fresco. Basta portarsi la bottiglia appresso (o comprarne una) e comprare la quantità desiderata di latte.
Giuro che smetto di comprare schifezze e mi converto all'alimentazione slovena.
(Poi decisamente ci sono le eccezioni, come in ogni Paese - un paio di mattine fa, mentre gironzolavo verso le 9.30 di mattina ho visto un tipo scolarsi un mezzo litro di birra accompagnata da una bella salcicciotta unta)
Oggi a colazione: yougurt e biscotti integrali (mannaggia per il cappuccino liofilizzato, sennò sarebbe stato tutto perfetto!)
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