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31.3.12

FREAKS - PRIMA PUNTATA

Gironzolando per il mondo si conosce tanta gente.
Tanta gente sclerata aggiungerei.

Dato che questo fine settimana, causa mal di gola e mille cose da fare, me ne sono rimasta a casa a pulireleggerefaremilionidilistechepoiperderòestarmeneunpo'zitta, e non ho dunque foto o aneddoti di viaggio con cui deliziarvi e farvi desiderare tutti di andarvene in Comenius per un anno,

ho deciso di inaugurare una nuova moda di post su questo blog:

GENTE ASSURDA (FREAKS) PER IL MONDO, PRIMA PUNTATA

Per chi non mi avesse seguito dall'inizio, sappiate che esiste anche un'altra saga su questo blog, quella dei coinquilini da incubo, che presto aggiornerò con nuovi dettagli.

Potete leggerne cliccando su questi due link:

COINQUILINI STRANI - I parte
COINQUILINI STRANI - II parte

Ma torniamo a noi.

Dedicherò questo post a uno di questi strani individui incrociati casualmente per il mondo, strambe macchiette uscite da un film, in questo caso di Bollywood.


Spero che lui non scopra mai l'esistenza di questo post a lui dedicato.
Se succedesse spero che lui, dall'alto della sua sapienza e saggenza, capisca che le mie amiche mi chiamano Radice Quadrata perché ho una tendenza a esagerare e mitificare, e dunque che sappia fare l'opportuna radice quadrata della sua caricatura.

Il tipo in questione ha sui 45 anni, un buon lavoro, parla un sacco di lingue, legge, medita, filosofeggia, è molto colto ed educato, ...  insomma, quante di voi non vorrebbero uno così come fidanzato?

Però poi ci vuole poco a capire che qualche rotellina fuori posto deve avercela.

Vive le sue giornate in un affanno continuo di migliorare ed abbellire il suo appartamento.

Ora, ognuno di noi è libero di fare ciò che vuole, e ci sarà decisamente una fetta dell'universo femminile attratta irrefrenabilmente dal suo particolare interior design.
Parlo di quelle donne amanti  delle cianfrusaglie etniche a casaccio (categoria internazionale a cui appartenevo anche io, prima di diventare minimalista; dunque, mamma, tranquillizzati, questo tipo non è il mio fidanzato segreto).

L'appartamento in questione si trova in un quartiere chic di una città che non starò qua a nominare.
All'inizio era semivuoto.

Poi è cominciata l'invasione.

Sono arrivati
i puf su cui nessuno mai si siede,
le sedie di ferro battuto per chi vuole distruggersi sedere e schiena,
i divani coperti da teli di seta viscida e ricamata con specchietti che si conficcano nelle cosce,
le librerie cariche di candele, ceri e moccolotti che nessuno mai spolvera,
le lampade, lanterne, lucerne in ogni angolo possibile e immaginabile,
le statue, statuine e statuette di Budda, Maometto, Visnù e Gesù Cristo per non fare torto a nessuno,
tavolini e tavolinetti spigolosissimi che impediscono il passaggio,
cocci, vasi, recipienti contenenti altre candele, sabbia feng-shui da pettinare, sassolini
e, culmine della follia consumista
3 FONTANELLE!

Praticamente per passare per il salone della casa tocca fare la ginkana.
A me questo posto fa venire l'ansia.
C'ho paura di rompere qualcosa a ogni passo.
Lo attraverso trattenendo il fiato.
Mi sento l'elefante nel negozio di cristalli.




E poi con tutti 'sti Budda, GesùCristi, divinità indiane contorsioniste che ti guardanano da ogni angolo, uno si sente peccatore internazionale, perché ha detto una bugia, ha calpestato una formica, si è fatto la doccia col bagnoschiuma alla fragola invece che immergersi nel Gange.



Cosa spinge qualcuno a comprare così compulsivamente?
Ad accozzare simboli così diversi come catalizzatori di tutte le energie del mondo?

Fatto sta che poi in salone non ci si siede più nessuno, perché è già troppo popolato,
e ti fa venire le paranoie e i complessi.
Ti siedi a guardare la tv e hai i 6 occhi dei tre ReMagi puntati addosso, a ricordarti che c'è un mondo là fuori da scoprire in sella a un cammello.
Ti sbraghi sul divano e un BuddaObeso ti fa venire voglia di andare a fare una maratona per non finire con una panza come lui.
Passi distratto per andare in bagno e frantumarti un menisco e/o il mignolino del piede contro uno spigolo di uno dei mille tavolinetti ti ricorda che la vita è un cammino tortuoso e pieno di ostacoli.

Insomma, vivere in quella casa è come andare a lezione di catechismo interreligioso 24 ore su 24.

E non ci crederete, ma questo tipo ha trovato una fidanzata.
Una che studia interior design.

Cioè, esistono davvero donne a cui l'accozzaglia piace.
Ricordo atavico di un cavernicolo che invece di tornare a casa con un bel dinosaurone da preparare per cena, ti portava venti pigne, un centinaio di sassolini, un pietrone scomodissimo su cui sederti,  delle foglie di ortica su cui dormire. E tu avevi la caverna più chic di tutta la valle.

Cioè, esistono davvero donne che sotto l'accozzaglia non vedono i chili di polvere.

Cioè, esistono davvero donne che guardano a queste apparenze e non al fatto che il secchio della mondezza in cucina trabocchi, emanando un odore nauseabondo, mix di cadavere in putrefazione, bagno pubblico del Bronx e  pasta al tonno, formaggio e uovo sodo mischiati.

Cioè, esistono davvero donne disposte ad ascoltare per ore come un uomo ti istruisce su cosa significa essere educati e maleducati, su come e cosa cucinare, su cosa desiderare per il tuo futuro.

Dio li fa e poi li accoppia.
O come si dice in spagnolo: cada oveja con su pareja
(ogni pecora con la sua coppia - o forse sarebbe meglio dire copia!)

Che dire, ognuno ha le sue priorità.

E mi piacerebbe che qualcuno venisse a casa mia, la osservasse, mi osservasse e scrivesse un post su di me. Con tanto di foto.

O magari qualcuno lo ha già fatto.
Ora mi metto a smanettare su google alla ricerca di blog che parlino di questa strana minimalista vegetariana tutta blu con il frigo semivuoto e ordine meticoloso in tutta la stanza eccetto sul divano che si spalma creme idratanti da mattina a sera e che controlla i commenti al blog in maniera compulsiva ...

Arrivederci alla seconda puntata.

29.3.12

La zitella acida e i centri sociali

Qui a Lubiana vivo di fronte a una specie di centro sociale.
Si chiama Rog, è questa  casermone mezzo diroccato.




Aperto dopo la II Guerra Mondiale come fabbrica di biciclette, oggi è uno spazio usato da artisti per dipingere, suonare, ballare e simili.
Proiettano film, fanno dibattiti, ci sono i soliti cani e i soliti hippy.
In cortile in questi giorni hanno ammassato una pila di roba vecchia:
divani, cuscini, gomma piuma, materassi, tappeti.
Spero non abbiano intenzione di fare un falò il primo maggio.

Ovviamente ci bazzicano pure gli erasmus alla ricerca di un ambiente economico e rilassato.

Ci fanno pure dei concerti, dentro, ma fortunatamente finora non sono stati molto rumorosi,
o il locale deve essere davvero ben insonorizzato.

Io a dir la verità non ci sono mai entrata.


Però uno degli abitanti in particolare lo conosco.

Un tipo con i pantaloni bragaloni,  i braccialetti, i capelli in un turbante, la casacca smanicata.
Vestito di rosso o di arancione.
La faccia sempre incavolata-sofferente, come se gli fosse andato il caffè bollente di traverso.
A volte (nezzo) nudo.

Suona una specie di corno d'elefante e quando lo fa, sale sul tetto più alto di Rog,
quasi nudo come mamma l'ha fatto e invia i suoi richiami sonori al cielo.

Io lo riconosco quando lo vedo per strada, lui non mi riconosce quasi mai.
Eppure, come lui, sono abbastanza monocromatica nel vestire.
Magari è un po' ciecato.
Però dalla torre su cui lui soffia nel corno alla mia finestra non c'è 'sta gran distanza in linea d'aria.

Oggi però ha sostituito il corno con un tamburo ipnotico.
Suona da circa 2 ore.
Non si sopporta.
Non che il volume sia particolarmente alto.

Solo che 'sto tamburo è uno di quegli strumenti musicali che credo si possano tollerare solo se sei strafatto! Di quelli che non ti lasciano il cervello in pace. Di quelli che ti mandano in trance.

Ma è mai possibile, caro il mio hippy, che con tanti giorni dell'anno, proprio oggi che io c'ho un sacco di cose da fare hai scelto per tamburellare?

Avevo pensato di scendere a dirglielo:

oh, senti, non è che potresti suonare il corno oggi, che non è che mi faccia impazzire, però non mi fa andare i neuroni in sciopero?
Sai com'è, devo guardare della roba del Master, iscrivermi a un corso, capire quando possiamo andare a fare rafting, pensare alla dichiarazione dei redditi, decidere cosa voglio fare nel futuro.
Tradurre una roba, preparare lezioni.
Insomma, oggi il cervello mi serve.

Avevo pure pensato di vestirmi un po' da hippy pure io, b
uttarmi alla cieca negli armadi e nei cassetti
e mettermi addoso a casaccio quello che pescavo. Al dritto e al rovescio.
Per creare un po' di empatia con il tipo.
Un look sbarazzino così.



Insomma, sto guardando dalla finestra per decidermi sul da farsi quando vedo
mister Tamburelloipnotico litigare con una tipa vestita di fuxia e dargli un bel cazzotto!
Così, da un momento all'altro.
E vedo la tipa allontanarsi correndo con il naso insanguinato.

Forse ci ho visto male perché non portavo gli occhiali.

Mi aspettavo arrivasse la polizia da un momento all'altro, ma 'sto centro sociale deve essere una sorta di feudo protetto, perché non ho mai visto controlli, polizia, rappresentanti dell'ufficio di igiene.

E allora ho pensato che lo lascio suonare il tamburello quanto vuole e nel frattempo faccio la danza della pioggia sulle note ipnotiche di 'sto supplizio, e vediamo un po' se si scatena il temporale che già due nuvolette in cielo ci stanno.

Per quelli a cui piacessero i posti alternativi, a Lubiana c'è un altro centro sociale molto più grande,
un mini-isolato fatto di baretti e accrocchi di cose alla rinfusa, dove - ahimé - si può ancora fumare anche dentro i localini, perché neppure lì la polizia ci arriva.

Si chiama Metelkova

ed è nato negli edifici dei vecchi baracconi militari socialisti.

Eccovene un assaggino:
 









Io credo di esserci stata da giovane, quando venivo in Slovenia ancora ventenne, però ora sinceramente non fa più per me. Dato che non bevo e non fumo e la mia pazienza è forse più limitata, ci porto gli amici in visita di giorno affinché facciano foto di tutto quest'ammasso di graffiti e cianfrusaglie, ma di sera no.

La conclusione di tutto questo è una sola:

sto diventando vecchia!

Il malanno sloveno

Una volta al mese in Slovenia mi ammalo.

Da quando sono arrivata qua puntualissimo arriva ogni 4 fine settimana il malanno sloveno.

E badate bene, oggi è giovedì, mica sabato sera.
Ma questa settimana mi sono sparata tutte le mie ore lavorative in 3 giorni.
Quindi oggi per me comincia il fine settimana.

Il malanno sloveno lo sa.

Ed eccolo qua, questa volta sotto forma di mal di gola in crescendo, raffreddore e, dategli tempo, arriverà pure la febbriciattola.

Non mi preoccupo e non mi lamento.
Non avevo organizzato nessuna gita apposta.
Il malanno sloveno è rispettoso ed intelligente.

Ti fa venire mal di pancia, vomito ed affini quando è proprio arrivato il momento di dimagrire.
Ti fa venire un leggero mal di testa quando non vuole vederti davanti al pc troppe ore e ti spinge ad andare a fare una passeggiata per vedere se passa.

Ti fa venire il mal di gola e la voce da camionista russo quando sa che devi startene a casa a scartoffiare, ad organizzare, a mandare email e prendere decisioni zitta zitta e per conto tuo.

Però fuori c'è il sole, e allora tu usciresti con questo e con quella, in abbigliamento precocemente estivo, a chiacchierare e prendere il sole e a sniffare i pollini degli alberi in fiore.


E allora ci si mette lui di mezzo, il malanno sloveno, e dice che NO, questo weekend di chiacchiericcio non s'ha da fare e la voce la consumi tutta, prima facendo lezioni a raffica in 3 giorni e poi ... mangiandoti un riccio.

Sì, cari lettori, come alcuni facebookari di voi sapranno, mi sono mangiata un riccio.

Sacrilegio, io vegetariana, un povero riccio.

Il fatto è che all'inizio dell'anno mi ero ripromessa di provare 10 cose nuove qui in Slovenia.
Non solo da mangiare, anche attività o esperienze che non avevo mai fatto prima.

La lista delle fantastiche 10 languiva:

1) balli scozzesi (fatto, date un'occhiata al post Welcome to Scotland di settembre)
2) rafting (prossimamente su questi schermi)
3) giro in mongolfiera (costa 80 euro, ne vale la pena secondo voi?)
4) ...
5) ...
6) ...
7) ...
8) ...
9) ...
10) ...

Come vedete a ieri avevo fatto solo una cosa nuova.
E ho giusto due ideuzze per il futuro prossimo venturo.

E allora ho deciso di mangiarmi un riccio.

Non un riccio di mare però.
Che sicuramente parecchi di voi l'avranno pure già mangiato e non è così strano.

Sarà per questo che il mal di gola mi è aumentato?
Per gli aculei del riccio?

Se volete provarlo anche voi in Slovenia vi basta cercare sul menù
Čokoladni ježki.

Guardate un po' meglio la parola.
La prima direi.
Čokoladni ...

Di cioccolata, cioccolatosi.
Ma che ci avevate creduto per davvero che mi fossi mangiata un povero animaletto?
Mai e poi mai!!!



Ho rubato questa foto su internet perché non in tutti i posti i ricci li fanno davvero a forma di riccio.
Quello che mi sono mangiata io era così.


Sono simili alle palline di cioccolato (e biscotto frantumato) che faceva mia mamma quando ero piccola. Trattandosi però della Slovenia qua una pallina è del formato di un pugno!
Sono tornata a casa e non ho neppure cenato!

Insomma, non credo di poter far contare questa come nuova esperienza in Slovenia, no?

Allora chiedo a voi, cari lettori, molti dei quali leggono e non commentano mannaggia, perché non mi consigliate voi altre 7 cose nuove da fare nei prossimi tre mesi?

Specifico che sono e rimarrò vegetariana, dunque non voglio provare né carne di cervo o scoiattolo, né strafogarmi di cozze e vongole slovene.
Specifico che ho le ginocchia un po' sfondate, quindi non posso fare bungee-jumping o simili.
Piercing e tatuaggi già ce li ho avuti (e poi sono diventata allergica ai metalli) e ce li ho (e sto meditando di farmi il dodicesimo, mamma non ti far venire un accidente!)
Specifico che lo stipendo comenius è misero e dunque non posso permettermi di prendere lezioni di volo su Concorde o mangiarmi un diamante a colazione.

E allora, che faccio?

Lettori (in realtà lettrici, perché di maschi da 'ste parti non ne capitano mi pare, o non si palesano) che mi seguite dalla Germania, dalla Francia, dalla Spagna, dall'Austria, dalla Finlandia, dall'Italia, dal Portogallo, da Malta, dalla Turchia, dal Regno Unito, dalla Svizzera, dall'Islanda, dal Belgio, dagli USA (Texas? California?), e dalla Slovenia, Tina, tu che commenti sempre, e lettrici della famiglia bloggatrici: Niki dal Sud America, Ale da Nola, Riru dalla Scozia, Koala, Margherita, Destinazioneestero, Azzurropillin,  ValentinaVK, Zia Atena, Maddalena, B&K, e poi Comenius vari sparsi per l'Europa e chiunque passi da queste parti e voglia sparare la sua.

Ecco la vostra occasione per proporre qualcosa che magari voi avete provato, o che vi piacerebbe provare ma non ne avete il coraggio.
Io rifletterò su tutte le proposte e ne sceglierò sicuramente qualcuna da aggiungere alla mia lista.


Oggi dato che non mi sono svegliata all'alba come al solito, si sono già fatte le 11 e io, a parte dar da mangiare ai passerotti sul davanzale, ho un sacco di cose da fare, dunque vi lascio e attendo
commenti, consigli, suggerimenti, idee peregrine e malandrine.

27.3.12

E si resta ancora un po' ...



Non oso uscire di casa questo pomeriggio, nonostante il sole e i 20°,
e la primavera arlecchina.



 Stamattina mi faceva un po' male la gola e ci ho messo il carico da 11 oggi a scuola facendo la bellezza di 7 ore di seguito di lezione, con giusto 10 minuti di pausa per pranzo,
di italiano, inglese, inglese, inglese, inglese, inglese e spagnolo.

Poi oggi addirittura quelli di 8° (III media) che stanno sempre zitti zitti e partecipano poco, hanno deciso di collaborare parecchio, ed è stata una raffica di domande, risposte, battute, risate e mi sono sentita proprio bene, e non me ne fregava niente allora della sensazione carta vetrata in gola.

E ora me ne sto a casa anche perché non ci sto mai.
E a volte è necessario.
Per fare un po' di chiarezza.
Per pensare un po'.

Mi hanno dato il prolungamento.

Ecco, l'ho detto.
Avevo pure pensato di tenermi la notizia un po' per me.
Di assimilarla.
Ed eccomi invece a dichiararla a tutti voi, che fate il tifo per me.

L'avventura slovena continua almeno fino a fine giugno!
Io sogno ad occhi aperti non finisce a metà maggio!



Sono felicissima, anche se ciò significa complicarsi un po' la vita, perdere un biglietto aereo comprato ad agosto dello scorso anno quando la Lubiana era solo un miraggio, dover prendere parecchie decisioni collaterali e dover organizzare con cura (e anche cautela) i prossimi spostamenti.

Significa anche che ho 1 mese e mezzo in più per imparare lo sloveno.

Significa anche che forse ci dovrei provare a restare qua un altro annetto.

Voi che dite?


26.3.12

Tutti al mare: salto nel passato

Sabato non siamo stati solo alle grotte.
Dato che era una bellissima giornata ne abbiamo approfittato 
per andare anche a farci una passeggiata al mare. 
Mete prescelte Portorose e Pirano, sulla costa slovena.




Se mi seguite dall'inizio sapete che il mio amore per la Slovenia cominciò proprio lì.
Quando ancora mi vestivo di altri colori oltre al blu.
Quando portavo le Dr Martens con i calzini di spugna pure d'estate, per principio morale.
Quando avevo appena iniziato l'università ed ero ancora una romanticona sognatrice.

Così tornarci dopo una marea d'anni è stato un po' come aprire una porta sul  passato.


All'inizio non è che mi ci sono ritrovata molto.
La cittadina di Portorose è cresciuta, è più moderna, e sabato soprattutto era semivuota.

Evidentemente erano tutti in giro a pulire la Slovenia, per il Clean Up Slovenia appartenente al più ampio World Clean Up 2012.
Abbiamo passeggiato lungo la costa da Portorose a Pirano, fermandoci per un pranzo caffè in riva al mare, allietati da un cameriere simpaticone che voleva rimorchiarci tutte. (Si nota la vicinanza con l'Italia). Abbiamo scoperto che gli sloveni, se un autobus è abbastanza pieno, non si stringeranno come sardine per far entrare gli ultimi arrivati, ma ti inviteranno ad aspettare il prossimo.

Io come al solito ho fatto un sacco di foto! Eccovene una carrellata!


(Virginie, belga; Ana, spagnola; io; Stavros, greco; Aurelia, romena)

In lontananza, Pirano!

 
Mi buttooooooo!


Io ai tempi della mia gioventù da queste parti ci ero stata ad Agosto, quando pullulava di vacanzieri italiani alla ricerca di una vacanza economica, di giovincelli tedeschi ustionati, di sloveni nudisti.
Proprio così.
Per me che ero davvero una ragazzina innocente, il vedere tutta 'sta nudità mi sconcertava abbastanza.

Gli sloveni, essendo così ginnici ed aitanti, si scoprono e spogliano senza problemi.
Ora non vi immaginate che tutti andassero per strada come mamma li aveva fatti, ma alla prima festa a cui ero andata mi ero ritrovata circondata da amici della mia amica che per scherzo ci avevano voluto accogliere al naturale.
Comunque per me è utile ripensare a quei tempi , così quando mi ritrovo a viaggiare (quasi sempre) con ventenni non mi sconvolgono le loro voglie di rivoluzione, i paroloni, cambiamo il mondo, abbasso questo e abbasso quest'altro, non me ne frega niente o me ne frega troppo, oggi ti amo e domani ti odio.
In realtà poi anche se esco/viaggio con erasmus e affini, li seleziono con cura, niente festaioliubriaconiaccannati, anche se a volte qualcuno riesce ad intrufolarsi.

Com'eravate voi a 20 anni? Come siete cambiati?

Io oltre ai piedi perennemente negli anfibi a cui mettevo addirittura nomi in inglese,
portavo pure vestiti da rapper XXL belli larghi che compravo in America,
alternandoli a vestitini corti corti sotto cui portavo boxer da maschietto.

Non fumavo e non bevevo (e neppure adesso lo faccio).

Ero una secchiona ma con uno spirito trasgressivo (mi sono fatta il primo tatuaggio a 17 anni),
ero in un gruppo di studenti di sinistra e quindi giravamo per centri sociali il fine settimana,
 e andavamo pure per rave dove tutti mi scambiavano per una spacciatrice a causa del mio giubotto argentato di Dolce e Gabbana (comprato a Porta Portese ovviamente). Così mi si avvicinavano loschi figuri e mi chiedevano: aho, che c'hai n'arcobaleno? c'hai un MZX? c'hai 'na BarbieGirl?
E io dall'alto della mia ingenuità in fatto di droghe pensavo parlassero di cartoni animati, giocattoli, biciclette, e mi facevano pure tenerezza!

Mi mettevo ancora il profumo (CK1) che ora a sentirlo a 3km di distanza mi fa scoppiare le emicranie.
Facevo diete in continuazione, basate fondamentalmente su budini di riso e fagiolini.
Mi tingevo i capelli color prugna, color rame, color ramato, ma il mio sogno era averli blu.
Scrivevo infiniti diari segreti.
Il mio mito era Herman Hesse.
Ero una fan sfegatata di River Phoenix.
Amavo gli Stati Uniti.

Eccovene le prove.



Ricordare quei tempi mi aiuta pure a capire un po' meglio i ragazzini che ho di fronte a scuola.
La loro voglia di farsi notare, di strafare, oppure di passare inosservati, di essere invisibili.

E con questi pensieri ce ne siamo tornati a Lubiana al calar del sole.





Arrivederci alla prossima avventura!

25.3.12

A riveder le stelle

Ho 35 anni.
Come Dante diceva sono
nel mezzo del cammin di nostra vita ... e ...  la diritta via era smarrita.
Se per diritta via si intende lavorare, lavorare, lavorare, si, l'ho proprio smarrita.

Io da un po' ho davvero la sensazione di essere in vacanza perenne.
Lavoro sì, ma dato che non sono più stressata, né preoccupata, né arrabbiata, alla fine da brava (quasi) slovena, ogni fine settimana mi viene una irrefrenabile voglia di uscire, vedere, girare, fotografare, mangiare, ridere, scherzare, conoscere, scoprire.

Sarà lo stress che tiene tante persone a casa, a letto con mal di testa, con l'ulcera, e compagnia bella?

Ci rifletto sempre di più da quando sono qui, mi ci verrebbe da scrivere una guida di self-help,
su come uscire da un circolo vizioso, che è come un buco nero, un tunnel infinito.

Si può tornare a riveder le stelle, come diceva sempre Dante?

Tutta questo ieri l'ho fotografato.

Siamo stati alle grotte di Skocjan, che si trovano nella zona sud occidentale della Slovenia, vicine vicine all'Italia e non lontane dalla costa slovena.  http://www.park-skocjanske-jame.si/ita/

Nelle grotte non si possono fare foto con il flash (in realtà non si dovrebbero proprio fare foto in generale), quindi il risultato dei miei tentativi di catturare le stalattiti e stalagmiti, i Romeo e Giulietta (quando stalattite e stalagmite si baciano e diventano tuttuno), gli spaghetti appesi al tetto, le varie formazioni calcaree che ricordavano orsi, squali, Popeye, è stato un disastro.

Però al riguardarle oggi queste foto e nonostante i miei tentativi di miglioramento con Microsoft Office Picture Manager, mi sono resa conto che sono proprio adatte a rappresentare il tunnel dello stress (e per alcuni di depressione) di cui parlavo prima e da cui io sono fortunatamente uscita.


Si inizia felici e contenti.


Poi però a un certo punto zac, ecco davanti all'entrata del tunnel.
Potremmo non entrare, potremmo combatterlo, potremmo tentare di evitarlo.

Ma ci lasciamo fregare.



 E una volta dentro c'è solo questo. Sprazzi di luce nel buio più nero.


Claustrofobia, ansia, confusione, insonnia.
Emicranie, irritabilità, mancanza di concentrazione.


Paura.

Può durare per sempre.
Può rovinare la vita.
Può toglierci la voglia di fare qualsiasi cosa.

Lo so perché per due anni le mie settimane
e soprattutto i miei fine settimana sono stati così.
Con corse all'ospedale incluse.

E chi ci avrebbe mai creduto che alla fine, quando meno me lo aspettavo,
sarebbe arrivata questa opportunità a salvarmi la vita?

 


A farmi rivedere la luce, a farmi tornare la voglia di ridere e di fare?
Forse chi mi conosce da prima non lo direbbe, perché in fondo io ridevo sempre anche prima, e mi piaceva il mio lavoro anche prima e tutto sommato non sembrava così male la mia vita.
Però non ero tranquilla, avevo il cervello a timer, sempre pronto ad esplodere.


E invece eccomi fuori. In 7 mesi ho conosciuto tantissima gente nuova, sono diventata molto più flessibile e capace di non entrare nel panico quando i miei piani venivano cambiati e ricambiati, ho organizzato la mia vita con pochi soldi e con poche pretese, eccetto quella fondamentale di usare il mio tempo libero nel modo più rilassante possibile per il mio cervello - anche se le scalate e le gite a ritmo settimanale possono affaticarmi fisicamente, è una fatica positiva, di quelle che ti fanno andare a letto e crollare come un sasso.

Ed eccomi ancora in salita, perché non finisce qui.




Quando guardo le statistiche del mio blog, trovo che giornalmente due, tre, quattro, persone ci arrivano leggendo il post che ho dedicato ai rimedi contro la tristezza.
Questo post lo dedico a loro, a quelli che si vedono nel buco nero, a quelli che non ce la fanno proprio più, a quelli che sono stanchi, arrabbiati, nervosi, a quelli che hanno quasi perso le speranze.


Ho smesso di covare rancore,
ho smesso di farmi salire la rabbia alla stomaco fino a farmi venire i crampi,
 ho cacciato le emicranie dalla mia vita.
Si può.

PS: una precisazione! Le grotte a me sono piaciute molto.
 Vale la pena di visitarle. Scoprire un mondo sotterraneo dove l'acqua contro la roccia la fa da padrona, e scolpisce, disegna, di sbizzarisce, crea e disfa. Piano piano, ma senza sosta.
Flessibile contro la rigidità.
Mi è piaciuto scendere nel (quasi) buio e risalire in superficie.
Il tour che ho fatto dura un'oretta e mezza e si percorre tutto a piedi.

Se date un'occhiata alla pagina ufficiale delle grotte potrete
anche trovare delle foto meno lugubri delle mie!


23.3.12

ESTATE AUTUNNO INVERNO PRIMAVERA

Oggi vi dedico un post fotografico.

Ieri ero seduta al computer in sala professori quando passa lo psicologo della scuola.
Dato che lui ha un ufficio a parte non ci vediamo tutti i giorni.
Così mi ha detto che era da tanto che non facevamo quattro chiacchiere e mi ha chiesto come stavo.

E io gli ho detto che ero molto felice, come sempre.

Allora lui scherzando ha detto che era preoccupante,
che come psicologo questo eccesso di felicità non lo vedeva normale.

E poi ci siamo fatti una chiacchierata e nel mentre è passata pure la direttrice,
 proprio quando io stavo facendo vedere ad Aljosa il blog, e allora anche lei ha scoperto che scrivo quasi tutti i giorni su questa mia vita slovena, e ne ho approfittato per farle i complimenti, perché è pure merito suo se sono felice, dato che la nostra scuola funziona così bene perché c'è lei che lavora più di tutti.


E poi mi sono messa a pensare al perché sono così felice tutti i giorni, perché mi sveglio sempre di buonumore, perché mi stanno venendo le rughe al lato della bocca dal tanto ridere e sorridere.

E ho pensato che, a parte il lavoro, le persone, i viaggi, il cibo sano ed energetico della mensa,
i ragazzini di scuola, le cioccolate calde, il silenzio e la tranquillità,
la mancanza di stress, l'aver sconfitto il consumismo,
sono felice pure perché in Slovenia esistono le 4 stagioni.

Sembra una stupidaggine dirla così.
L'ho già scritto in post precedenti, 
nel sud della Spagna dove vivevo prima mancava questo passaggio
dal caldo al freddo, la varietà di colori, i ritmi e rituali diversi.

Vivere di nuovo l'estate al mio arrivo qui con le energie della novità,
 l'autunno rossoarancionegiallo della tranquillità di cominciare a capirci qualcosa,
 l'inverno innevato e buio e più riflessivo
 e infine questa primavera esplosa all'improvviso

mi fa sentire come se avessi 6 anni,
quando ero in prima elementare e studiavo la poesia sulle stagioni dell'anno.
E mi pareva meravigliosa, una magia.

Così mi sono fatta un regalo, ho riguardato tutte le foto che ho fatto qua in Slovenia dall'inizio, e ho selezionato quelle che mostrano questo passaggio dolce ma deciso da una stagione all'altra.

E la primavera è appena iniziata, quindi vi lascio, mi armo di macchina fotografica e me ne vado a fare un giro per la città e a fotografare il tripudio di colori.
(E a comprarmi un gelato, ma questo non è mancato in nessuna delle stagioni!)