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28.2.12

Soddisfazioni

Oggi quando ho aperto gli occhi alle 5.28 di mattina, maledicendo me stessa per essermene andata al letto tardi ieri sera gironzolando su internet alla ricerca di materiali didattici, ho pensato che non ce la facevo proprio, a farmi mezzora a piedi al sorgere del sole e poi 6 ore di lezione di seguito.

Dalle 6 alle 6.15 mi sono rimessa tutta vestita a letto, mai fatto in vita mia, ma riprendere il ritmo sloveno è tosto.

Poi mi sono alzata, ho bevuto il mio caffè di cicoria (ebbene sì, eccovi un'ulteriore dimostrazione della mia scarsa italianità) e mi sono avviata verso Lubiana sud, con il cielo che si faceva sempre più chiaro e i merli che zompettavani di qua e di là.

A lezione di italiano sono venuti solo in due (di 15!)e mi è preso un attimo di sconforto, perché ho pensato all'improvviso, dopo 5 mesi di lezione, che forse ai miei alunni non piacevo (in realtà erano tutti a una riunione di inglese che era stata decisa due settimane fa quando io non c'ero).
Così con questi due presenti mi sono messa a fare un gioco dell'alfabeto, usando una poesia di Rodari. Loro dovevano imparare le parole in italiano, io in sloveno. Ho barato, perché le parole già le sapevo (eccetto una, oblak, nuvola) ma allora loro (lei timidissima dagli occhioni da bambi di prima media e lui spavaldo biondino di seconda media) hanno fatto comunella CONTRO di me e abbiamo pure riso, e i 45 minuti sono passati veloci veloci.

Poi sono andata a sostituire una prof. che nel frattempo doveva fare delle interrogazioni.
Quando sono entrata da sola in classe, dato che loro non sapevano che sarebbero stati da soli con me, una ragazzina mi ha chiesto: ma dov'è la prof?
Gli ho risposto che dato che facevano troppo casino la prof. si era presa un giorno di vacanza e aveva mandato me, a fare il clown.
Allora un piccoletto occhialuto mi ha guardato serio serio e mi ha detto: Cecilia, tu non sei un clown. Sei una maestra. Con te impariamo.

Brodo di giuggiole.

Poi sono andata in IV e mi è venuta in mente un'attività veloce veloce da fare i primi 10 minuti perché la prof. mi aveva chiesto di ripassare Have got - haven't got.
Praticamente prima di fargli io una domanda, i ragazzini mi dovevano già dire Yes or No.
Prima di sapere cosa gli avrei chiesto mi dovevano insomma dare la risposta.
E io poi imbrogliavo!
Tipo se uno mi diceva: Yes - allora io gli chiedevo: hai gli occhi viola?
E se una mi diceva: No - le chiedevo: hai una prof. simpatica?

Al che loro dovevano rispondere di nuovo, con un sì a domande per cui avrebbero detto no, e viceversa, e anche in questo caso ci siamo fatti un sacco di risate.

Poi sono corsa in prima media, di nuovo a fare una sostituzione perché la prof. era in gita.
E questa prima media mi piace tanto, perché sono birbanti però alla fine sono ancora molto innocenti, mi fanno tante domande, si entusiasmano per le cose che preparo. Abbiamo parlato di cibi e bevande e quando gli ho detto che anche domani ci sarò io con loro, hanno detto yuppie e il mio cuoricino ha sussultato.

Per finire sono andata a lezione di spagnolo, con il gruppo delle tre quindicenni e quella che di solito è sempre svogliata e non fa mai i compiti oggi ha partecipato.
Perché? Perché ieri avevo scoperto che ha un fidanzato romantico, che a San Valentino le ha regalato una rosa, dei cioccolatini, un orsetto. Lei, a cui sembra non interessi quasi nulla, oggi si è sciolta, e abbiamo scherzato su questo suo fidanzato, su cosa pensano di lui i suoi genitori, sul fatto che un appuntamento romantico per uno sloveno possa implicare farsi una passeggiata di 5km nel bosco innevato. Niente grammatica, solo chiacchiere.

Quelle che sono così necessarie con questi adolescenti, che passano con noi ore e ore ogni giorno e a cui abbiamo il dovere di rendere la vita e la crescita un pochino più facili e l'imparare un pochino più divertente. Che cavoli, la scuola mica è una tortura.

E con questo passo e chiudo, me me vado a letto prima delle 10.
Domani mi aspetta un'altra lunghissima giornata che chissà cosa mi riserverà.

27.2.12

Furti

Vi è preso un colpo, vero?

Ma che mai mi potrebbero rubare - a parte l'ipad? O magari il minicomputer samsung che ormai ha l'asma da powerpoint?

Facendo un rapido calcolo a Lubiana praticamente posseggo solo:
- 6 paia di pantaloni (di cui 3 jeans)
- 10 magliette
- 7 maglioni e maglioncini
- 3 felpe
- la famosa giaccobesa (che in realtà vale per due, essendo composta da 2 giacche una dentro l'altra)
- 5 paia di scarpe (di cui due paia di stivali e un paio di scarpe da trekking)
- 1 paio di birkenstock
- 1 paio di infradito
- 1 paio di pattine (non pattini, ma pattine, che qua le portano tutti dentro casa)
- una ventina di paia di calzini fra invernali pelosoni ed estivi millecolori
- una decina di paia di mutande
- 4 reggiseni (e ora vedrete come domani ancor più porcelloni arriveranno al mio blog in cerca di foto erotiche!)
- sciarpa, guanti e cappello
- il mio completo scozzese con tanto di coltello

Poi ho giusto shampoo, balsamo, 3-4 creme idratanti e compagnia bella, lenzuola e asciugamani e 4 libri di italiano. Un paio di borsettine e poi sporte della spesa di tela.
Penne e pennarelli e due blocchi.
Davvero poca roba.
Per mettere in ordine impiego pochissimo tempo.

Certo se mi invitassero a una cena elegante o a una serata danzante non saprei cosa indossare, ma dato che non sono Cenerentola, ma piuttosto Dumbo, non me ne preoccupo!

I ladri farebbero meglio a passare dalla camera della mia coinquilina, che invece è proprio il mio opposto (rispetto alla me che vive a Lubiana, perché la me che viveva RomaMurciaGlasgowStBonaventure era leggermente più sovraccarica di cose):
in camera della mia coinqui i ladri potrebbero fare la caccia al tesoro fra 200 paia di scarpe, stivali, vestiti, libri, trucchi, e tv, computer, radio, borsette, gioellini, profumi, sciarpe, scialli, cappellini, abiti da sera, guanti, giacche, montagne di asciugamani, insomma, questo post mi pare che lo sto scrivendo per prof. di italiano che devono insegnare i capi di abbigliamento e gli accessori e oggetti per la casa ...

In ogni caso il furto del titolo si riferiva al fatto che mi hanno rubato l'inverno.
Proprio così.
Non c'è più.

Me ne vado via per due settimane, torno, e praticamente è già arrivata l'ora di passare dalla giaccobesa alla giaccobesa senza ripieno.
O addirittura alla semplice felpa.
Oggi sono arrivata a scuola tutta bardata, perché non mi ero resa conto di questa primavera anticipata.
Così mano mano mi è toccato spogliarmi.

E cosa che non succede mai per me - che sono rapper nel vestire - cavoletti di Bruxelles, avevo una maglietta attillata!
Infatti in classe con quelli di 14 anni, che di solito sono un po' svogliati, ho notato un improvviso picco di interesse.

Tornando all'inverno rubato.
Non c'è più neve.
Cielo limpidissimo.
Sole accecante.
10 gradi.
Non -10.
Proprio 10!

Giro per strada e mi sembra di conoscere tutti perché tutti mi sorridono.
Forse soridevano pure prima e io non lo sapevo perché erano sommersi da sciarpone, cappelloni e giacconi.

Ovviamente ho festeggiato questa improvvisa primavera come meglio so fare:
Andandomi a prendere un bel gelatozzo.

25.2.12

IL MONDO DEI RIFIUTI

Mi ricordo che quando a Roma infine si cominciò a riciclare la spazzatura, io e mia sorella ne eravamo talmente entusiaste che decidemmo di includere un 'contribuisci anche tu alla raccolta differenziata' nel messaggio della segreteria telefonica di casa.

Io poi verso i 20 anni mi ero pure comprata un kit per riciclare la carta in casa e tutti i miei portapenne e scatoline e contenitori sono sempre derivati da scatole di mais e simili decorate e riusate.
Ultimamente riciclo le etichette dei barattoli di fagioli e lenticchie per scriverci dietro liste di esercizi da fare in ciascuna delle classi che ho, e i ragazzini ovviamente vedono in lato su cui dice 400g di fagioli borlotti e di mais dolce o di ceci e mi guardano un po' esterrefatti.

Ci ho sempre creduto all'usare e riusare, dando nuova vita ad oggetti che sennò finirebbero al secchio.

Da quando c'è internet poi le idee si moltiplicano in siti come questo:
http://www.recyclart.org/

In questa pagina giornalmente c'è chi suggerisce come fare una staccionata da giardino usando bottiglie colorate o come costruire delle stampelle usando vecchie sedie. Come realizzare orecchini usando lacci di cuoio degli scarponcini o come riciclare una vecchia chitarra per farne una mini libreria.

Poi però viaggiando per il mondo mi sono resa conto che ogni Paese ricicla gli scarti in modo diverso e i miei dubbi si moltiplicano. Dove finiscono le cose che buttiamo via?

In Italia prima avevamo le campane verdi per il vetro.
Ce n'era una di campana sotto casa di mia nonna (5 minuti a piedi da casa mia) e ci doveva essere qualcuno che si svegliava appositamente alle 8 la domenica per svegliare tutto il vicinato con il crash boom bang delle bottiglie e barattoli vari che esplodevano, disintegrandosi uno sull'altro.
Poi all'improvviso sono sparite (almeno nel mio quartiere di Roma) e ora le bottiglie finiscono nel contenitore delle lattine e plastica.

E mi chiedo: se in molti Paesi del mondo ricordano ai cittadini di togliere i tappi di plastica o metallo dalle bottiglie di vetro prima di buttarle perché la presenza di altri materiali potrebbe compromettere il processo di fusione e riciclaggio del vetro, che magica soluzione avranno trovato gli italiani per separare tutto il miscuglio di plasticavetrometallo che finisce nei cassonetti blu? Si riciclerà qualcosa davvero?

Esisteranno dei piccoli gnometti che corrono lungo i rulli su cui scorrono i vari rifiuti, gettando a destra e manca in appositi contenitori, chi le lattine, chi le bottiglie, chi la plastica e chi quello che non c'entra niente con tutto questo?
Sarà forse un modo tutto italiano di dare lavoro a categorie socialmente svantaggiate, quali appunto gli gnomi separamonnezza?

E perché in alcuni Paesi i cartoni del latte o succhi di frutta finiscono nella carta, quando in realtà contengono più plastica che altro?
La gente poi sa che il polistirolo NON è plastica e che non si può riciclare? O almeno questo era ciò che avevo letto in un altro interessantissimo blog:

http://trashfreeyear.wordpress.com/
(si tratta del blog di una ragazza che ha deciso di vivere un anno intero cercando di NON produrre rifiuti non riciclabili ... Se volete sapere se ci è riuscita o no date un'occhiata al suo blog e troverete tantissime idee interessanti.)
Poi proprio ieri gironzolando per pagine italiane scopro che il polistirolo in Italia si butta nella plastica. Che gran casino!

Insomma, ogni Paese dice e fa ciò che vuole.

Ora sono di passaggio in Belgio, più precisamente a Bruxelles, e ho avuto modo di constatare un ulteriore strategia di gestione dei rifiuti.
Nel palazzo dove mi trovo gli inquilini hanno a disposizione una stanza al piano -1 (dove sono i garage) dove lasciare la spazzatura. Che va divisa seguendo precise regole di cosa buttare nei sacchi blu (plastica, imbalaggi, lattine, ma non per esempio i vasetti dello yogurt, che a quanto pare non si riciclano!), sacchi gialli (carta e cartone) e sacchi bianchi (tutto il resto). Fra l'altro questi sacchi tocca comprarli al supermercato e vengono accettati solo quelli ufficiali, diffidare delle imitazioni.





Per il vetro ci sono degli appositi contenitori per strada, e si divide fra vetro colorato e trasparente, ma attenzione: niente lampadine, finestre rotte, ampolline da farmacia. E  ci sono appositi orari per fracassare bottiglie, che la mattina presto i Belgi vogliono dormire!



Non tutti i palazzi hanno però lo stanzino della spazzatura.
E così passeggiando per le vie di questo pulitissimo quartiere (sono nei pressi della Commissione europea) mi imbatto in bustoni bianchi blu gialli che i cittadini devono lasciare fuori dalla porta degli edifici a una certa ora e passerà un camion a raccoglierli.
Però evidentemente gli operatori ecologici di queste parti hanno ben chiaro cosa va messo in ciascun bustone e allora per strada ci si ritrova con cose così:



Ebbene sì, questo bustone è stato lasciato dal camion raccolta lì dove era stata depositato perché contiene rifiuti che non appartengono alla categoria blu.

Ciò che mi chiedo è: quando il proprietario di tale mondezza tornerà a casa dopo una lunga giornata di lavoro, riconoscendo il suo sacco, lo acchiapperà al volo furtivo, vergognandosi a morte? Insomma, si riporterà la mondezza su a casa cercando di capire il perché del suo errore?
O forse semplicemente lo lascerà là, sicuro che nessuno potrà incolparlo del misfatto?

E da voi, nei vostri Paesi e città, come si ricicla?

21.2.12

Post numero 100 - facciamo qualcosa di utile!

Eccomi qua a festeggiare dal Belgio il centesimo post del mio blog.

Niente pranzo luculliano al ristorante per questa ricorrenza, ma un'idea utile e positiva da condvidere con tutti voi.

Quando ero piccola mi è stato insegnato a mangiare tutto ciò che avevo nel piatto.
A non sprecare il cibo, ad evitare di comprare 20 yogurt e 3kg di pane se so che non riuscirò ad usarli prima che diventino immangiabili.

Ogni volta che devo buttare qualcosa da mangiare, e mi succede raramente, mi sento davvero colpevole perché so che ci sono tante persone che non sono fortunate come me.

Quando vedo che la gente lascia "il campione" nel piatto (così si chiamano nella mia famiglia i chicchini di riso o di mais, un pezzetto di pane, uno spicchio di mela) mi fa rabbia, perché penso che sommandoli, tutti questi "campioni", ci si sfamerebbe tanta gente.

Ieri gironzolando per blog ne ho trovato uno (in inglese) che mi ha colpita:
Un tipo che si è proposto di fare una buona azione al giorno, grandi o piccole, verso conosciuti o sconosciuti, per 366 giorni.

http://www.366randomacts.org/

L'ho letto tutto velocemente, soffermandomi soprattutto sulle buone azioni che non richiedono l'uso i soldi. Molto spesso infatti sento che le persone usano questa scusa come scudo: non ho soldi, dunque non posso fare del bene agli altri.

E ho trovato qualcosa che è davvero alla portata di (quasi) tutti.
Gratis.
Serve solo un computer con internet.
(Se mi state leggendo significa che ce l'avete).
E un po' di cultura generale.

http://it.freerice.com/#/vocabolario-italiano/672932

Collegandosi a questa pagina (anche senza iscriversi) e rispondendo a domande di lessico italiano, per ogni risposta esatta si 'vincono, 10 chicchi di riso.
Che verranno donati da degli sponsor attraverso il Programma Alimentare Mondiale delle Nazioni Unite (WFP).

Copio dal sito:
FreeRice ha due obiettivi:
Aiuta gratuitamente nella costruzione di maggiori competenze e conoscenze;
Aiuta a combattere la fame nel mondo fornendo gratuitamente riso a chi è affamato.
Tutto ciò è possibile grazie all’intervento degli sponsor che pubblicano le proprie pubblicità in questo sito. Chiunque tu sia e ovunque tu viva, una maggiore istruzione migliora la vita ed è un grande investimento per la propria crescita. Questo investimento è, forse, ancora maggiore se con una donazione di riso consente a chi ha fame di poter avere una vita normale e produttiva. In qualche parte del mondo, una persona sta mangiando il riso che tu hai aiutato a donare.


Infatti oltre a contribuire a donare riso, grazie a questa pagina (disponibile fra l'altro in varie lingue) si può allenare gratis il proprio cervellino e mettere alla prova le proprie conoscenze!

In italiano le categorie sono lingua, geografia e arte.
In inglese ce ne sono varie altre.
Per le altre lingue non ho guardato.

Per garantire le calorie necessarie per il fabbisogno giornaliero di una persona servono 20000 chicchi di riso. 2000 risposte esatte.
Per festeggiare il mio centesimo post ho deciso di mettermi alla prova e invece di guardare un episodio di un telefilm sorseggiando il mio tè, continuerò a rispondere a domande a raffica fino ad arrivare ai miei 20000 chicchi.

Chi si unisce a me?


Aggiornamento: alle 21.30 dichiaro la mia missione compiuts, 20000 chicchi di riso!
Da oggi in poi cercherò di accumularne almeno 20000 a settimana e di diffondere questa iniziativa il più possibile. Fatelo anche voi!

19.2.12

Murcia - Ljubljana: giacconi e pomodori

Da 4 mesi, durante i miei giri per l'Europa fredda, porto un giaccone invernale che mi fa sembrare un mix fra struzzo e omino michelin. Mia mamma quando vede le mie foto mi dice: ancora 'sta giacca!
Vorrebbe che me la togliessi per posare e poi me la rimettessi dopo le foto!
Lei è una di quelle che vanno sempre eleganti e femminilissime e non si capacita proprio di come le sia potuta uscire fuori una figlia come me.

Il vantaggio del super giubbotto però (comprato quando ero negli USA per sopravvivere alle temperature sotto 0 dello stato di New York) è che il freddo non passa e la neve non mi tange.
E che ha talmente tante tasche che posso viaggiare solo con il bagaglio a mano, e il contenuto della valigia lo porto addosso.


Però poi a scuola schiatto di caldo come se fossi in menopausa precoce e vado in maniche corte.


Stessa storia a casa. Mia madre quando ci vediamo su skype si sorprende sempre del fatto che io sia spesso vestita estiva. Le case sono ben organizzate e progettate per mantenere il freddo fuori: doppie finestre, riscaldamento autonomo, parket caldo caldo.


Mi ero scordata che in Spagna (a Murcia in realtà) le cose vanno proprio al contrario.
Niente riscaldamento in casa!

Sono arrivata giovedì mattina all'alba e ho deciso di mettermi un po' a letto dopo il viaggio sul pullman notturno da Valencia a Murcia.
Ma il mio piumone invernale era in camera dei miei coinquilini, io avevo solo una misera copertina.
L'umidità mi ha dato subito il benvenuto. In meno di un quarto d'ora ero totalmente gelata.
Ho dovuto prendere la vestaglia (che possiedo solo per la mia vita spagnola) e anche la suddetta giacca omino michelin e metterle sul letto, per scaldarmi un po'. All'inizio questo fatto che anche i giovanissimi portassero la vestaglia a Murcia mi sorprendeva non poco.
Ve la immiginate la prima serata romantica con un tipo, che la mattina dopo si presenta a colazione in vestaglia a quadri e ciabatte da bisnonno?

Il problema è che nelle case si gela.
A che servono i termosifoni se fa freddo solo due mesi all'anno?
Ci si riunisce per giocare a trivial e ci si accozza vicini vicini sul divano con una bella copertina sulle gambe stile pensionato. Non c'è l'abitudine di togliersi le scarpe in case altrui e così si rimane coi piedi freddi e i calzini umidicci.


Poi però si esce per strada e ci sono le palme. LE PALME!
E io ormai non più abituata a queste temperature quasi mi abbronzo!


E così ritorno al mio cappottino da donna, e mi sorprendo guardandomi allo specchio dell'ingresso uscendo di casa. Ma chi è questa bella ragazzuola?
Senza scarponi da montagna volo leggera come un fenicottero verso il mio destino.

Destino che, trattandosi della Spagna, ovviamente viene rimandato a data sconosciuta.
Per consolarmi vado al supermercato e mi compro un chilo di pomodori per 87 centesimi.
A Lubiana 2.79 euro al chilo.

E domani si riparte!


17.2.12

Il valore della memoria.

Pubblico questo post scritto in aereo un po' in ritardo, perché nell'assurdità dei giorni in Spagna che voglio dimenticare al più presto, queste righe scritte 2 giorni fa mi permettono di pensare ad altro.

5 giorni a Roma.
Una promessa da rispettare.
Tornare nella casa di mia zia Fernanda, a un mese dalla sua scomparsa, a mettere ordine fra le sue cose e a trasformare i suoi ricordi in miei.
Qualche settimana fa a scuola parlavamo di 'your most precious possession'.
I ragazzini enumeravano cellulari, computer, ipad, ipod, solo ed esclusivamente tecnologia.
Chiedevo loro se qualcuno avesse ricevuto qualche ricordo di famiglia, un orologio di un nonno o bisnonno, un anello di una nonna o bisnonna.
Loro sorpresi da questa domanda, come a dire: e che me ne faccio io di un bracciale vecchio? Di foto scolorite? A che mi servono?

In questi giorni con l' altra mia zia ho fatto un salto indietro nel tempo - a casa di sua sorella che non c'è più - a scovare, negli armadi e mobiletti,  quello che era:  una borsa di sua madre, un tailleur, un cappello, una spilla, foto in bianco e nero di 60 anni fa.



Cose che prima avevano un immenso valore, che si tenevano con cura e si aggiustavano o modificavano con il cambiare delle mode o del peso e del girovita. Cose che passavano di mano in mano e che avevano una storia infinita nel passaggio di testimone fra generazioni.

Mi chiedo quante persone oggigiorno siano ancora attaccate ai ricordi e per quanti sia difficile - come lo è per me - buttare una borsa vecchia, una scatola, una sciarpa di qualcuno che non c'è più e a cui volevamo bene.
Io terrei tutto, e continuerei a dargli uso e vita.

In questi giorni di salto nel passato mi sono resa sempre più conto di come gli oggetti avessero prima un peso e un'importanza che corrispondeva al sacrificio di ottenerli, di scegliergli, di regalarli. Ora l'usa e getta ci soffoca di inutilità che non ricordiamo neppure più da dove provengono e perché mai le conserviamo.

Torno alla mia stanza di Roma staripante di cose e penso: se tutto questo all'improvviso sparisse, ne soffrirei? Dei quintali di libri, vestiti, tazze, ninnoli che posseggo, cosa è davvero importante?
Vivo a Lubiana da 6 mesi ormai, con meno di 30kg di cose. È difficile? Affatto.
E se all'improvviso ci fosse una legge salvaspazio, come in Cina la legge del figlio unico, cosa deciderei di salvare? Quali oggetti avrebbere un peso ed un senso?

In valigia questa volta ho messo delle foto del matrimonio di mia zia Fernanda, con l'americano Frank. Ci sono anche mia zia Maria Lodovica con cui ho condiviso questi giorni, e mio nonno che non c'è più dal 1988. I miei bisnonni che non ho conosciuto e il landò.
Mia zia mi parlava di questo landò, il landò, c'era pure il landò, mi diceva. E io pensavo che questo landò doveva essere un personaggio importante, chessò un consigliere comunale, un alto ufficiale. Macché. È la carrozza coi cavalli ho scoperto dopo.


I miei bisnonni


Zia Fernanda, Frank e il landò

 Da dove vengo

 A destra Zia Fernanda con Frank

Zia Fernanda sul piroscafo dell'America
Ne ho scoperte tante di storie in questi giorni, di come i miei bisnonni si erano conosciuti, dei viaggi in piroscafo dall'America all'Italia di mia zia Fernanda e della sua nostalgia, dell'esistenza di strane scatole portasigarette, di pellicce di animali mai sentiti.

Storie d'amore, storie di guerra, storie di una quotidianità così diversa dalla mia.

Che senso hanno le cose senza storia? Senza memoria?

E allora un consiglio per tutti: smettetevela di comprare, accumulare, e buttare.
La vostra ricchezza sono le storie della vostra famiglia.
Sedetevi ad ascoltarle finché c'è qualcuno che può raccontarvele.
Per sapere chi siete e da dove venite.
Per non fare la fine delle cose, usa e getta, morti e dimenticati.

16.2.12

Benvenuto Alex

Io non lo so se magari non avevo visto una ragazza o donna che aveva appena partorito.
Ma mi sa di sì, ed erano tutte felici ma stravolte, con le occhiaie profonde e una nuova rughetta, i capelli scompigliati, i doloretti. Invece ...

Ieri infine sono riuscita a tornare in Spagna.
Grazie a Ryanair sono arrivata a Valencia in un'oretta e mezza e così, a sorpresa, ho avuto tempo di andare insieme a Mapi-teacher Lauren, a trovare Inma-teacher Julie.
(quelli i loro nomi d'arte ai tempi della English Summer School, io ero teacher Christine).

Il suo bimbo, Alexander, è nato il giorno degli innamorati, forse a simboleggiare il grande amore fra i suoi genitori, mamma spagnola e papà americano, che si stanno battendo da mesi con la burocrazia dell'immigrazione per stare infine insieme.

Non vedevo Julie da un secolo, anche se dai nostri tempi da teachers ci siamo sempre tenute in contatto. Non mi aspettavo di vederla ieri, di conoscere papà Brian e baby Alex.
I bimbi piccoli mi piacciono, anche se poi non ho il coraggio di prenderli in braccio, e mi piacciono le mamme forti come Julie, seduta sul letto a gambe incrociate, come se non avesse partorito il giorno prima un bimbo di 4.2kg. Lei che parla alla velocità della luce, lei che mamma non me la sarei aspettata mai perché vagabonda come me. Lei che grazie allo yoga il baby elefantino l'ha partorito in modo naturale. Brava Inma!

E allora ho pensato di dedicare un post a questa bella nuova famiglia, perché la loro felicità mi ha contagiata e il viaggio notturno da mezzanotte alle sei di mattina fra Valencia e Murcia non è stato così tosto.

Questo è il mio augurio per loro, affinché la loro storia abbia presto un lieto fine. E penso già al futuro viaggetto in America per il loro matrimonio!

11.2.12

Lubiana - Roma: 27 ore, 270€

Lubiana - Roma 27 ore

Avrei fatto prima in autobus.
Sarei potuta andare in Australia, anzi in Nuova Zelanda.

C'è la neve a bloccare tutta Italia.

Sono uscita di casa da Lubiana alle 2 di pomeriggio del 10 febbraio.
45 minuti a piedi e 15 al freddo e al gelo in attesa del pullman di erasmus mundus a cui mi ero aggregata per arrivare a Venezia. Loro bevono birra, cantano inni nazionali, si insegnano vicendevolmente parolacce in tutte le lingue del mondo. Io fremo. Perché temo di perdere il volo, temo il vento che sbatacchia l'autobus di qua e di là, temo le bufere di neve che sconquassano la capitale.

Primo attimo di panico quando, già in Italia, ci fermiamo nel bel mezzo del niente, per pagare la tassa pullman turistici di entrata in città. 900€. Di cui i conducenti sloveni non sapevano nulla. Furibondi perché devono pagarla loro, spendendo praticamente tutti i soldi che gli abbiamo dato noi per affittare il pullman. Cercano di mollarci in un parcheggio sperduto.

E poi imboccano per Mestre. Ma nooo, dobbiamo andare a Venezia. Piazza Roma.
E invece alla fine ci lasciano a Tronchetto. Quando è già buio e io non so proprio dove andare,  mi tocca prendere un vaporetto per arrivare al capolinea degli autobus.
Un altro mezzo di trasporto da aggiungere alla lista di aerei, treni, pullman, macchine di conosciuti e sconosciuti, autobus e piedi. Mi manca la mongolfiera come Willie Fog.

Infine al volo riesco a prendere anche l'autobus 5 per l'aeroporto Marco Polo.
Alle 7.30 sono in aeroporto e, sorpresa, sui tabelloni già si annuncia un'ora di ritardo del mio volo. Mi mangio i panini, gironzolo, scrivo, leggo. Parlo a ripetizionecon mia madre, che mi da gli aggiornamenti meteo. Insieme controlliamo gli orari degli aerei in modo compulsivo. Mi avvicino alla porta di imbarco. Fa freddo. Piano piano in aeroporto ci rimaniamo solo noi. Partono aerei per Bruxelles, Parigi, la Sicilia con il vulcano in eruzione. Noi 80 anime in pena cominciamo a stenderci sui sedili (i pessimisti) e a fare la fila (gli ottimisti). Non sono pessimista ma prevedo già una notte a Venezia e la preferisco a una notte a Fiumicino ... Perché semmai arrivassi a mezzanotte come potrei arrivare a casa? I miei non hanno montato le catene sulla macchina e a Roma nevica.



Infine easyjet decide di confessarci l'amara verità: volo cancellato! Tutti in fila a cercare di capirci qualcosa. Troppo stanchi per fare scelte ragionate.

Ho le occhiaie talmente profonde, i capelli talmente scompigliati e la faccia talmente disperata che addirittura rimorchio. Un tipo caruccio e simpatico sceglie di sedersi proprio vicino a me e ci facciamo una bella chiacchierata. Ma ora non vi immaginate PSPVP (passioni scattate per voli persi).Lo so che da quando vi ho parlato del mio innamorato di 8 anni non ci sono più state notizie pettegol-amorose ... Vedrò di rimediare ...

Continuiamo l'epopea.
Ci cambiano a un volo per il giorno successivo alle 4 di pomeriggio. E ci spediscono in un hotel vicino all'aeroporto in cui arriviamo alle 2 di notte. A letto senza cena.
Io che viaggio con la valigia semi-vuota non ho neppure il pigiama. Questa volta - non so se per una premonizione - ho messo in valigia almeno un cambio. Non dovrò portare gli stessi calzini puzzolenti per 48 ore.
Incubi vari e mi risveglio decisa a mangiare un quintale di colazione buffet per tirarmi su di morale. Per errore metto il pepe nel caffellate credendo sia saccarina.  E poi nuova scoperta mattutina: il volo non partirà alle 4, ma alle 6. Alla stessa ora un volo Alitalia è stato cancellato. E allora vengo assalita dal timore di dover passare un'altra giornata a Venezia.
E mi decido a tirare fuori la signora Visa e a spendere 160€ per un volo Alitalia che partirà alle 3 di pomeriggio. Partirà?
Morale della favola: quando ho comprato il volo easyjet un mese fa l'ho fatto in modo precipitato, senza riflettere. Se avessi comprato direttamente il volo alitalia - che a gennaio costava solo 80euro- sarei già a casa da ieri.
Come andranno i miei voli a Valencia, Bruxelles, Trieste?
San Cristoforo, aiutami tu!

(scrivo seduta alla porta di imbarco in attesa del volo alitalia, l'aereo non lo vedo, ma mi hanno assicurato che è già qua a Venezia. Davvero ci mettevo meno a tornare quando vivevo negli Usa)


Notizie dell'ultim'ora: sono le 5.20 e infine, dopo 27 ore di viaggio e circa 270€ spesi sono a casa. Lubiana - Roma 10€ all'ora.

10.2.12

Avrei dovuto fare la hostess

Mi hanno fatto notare che il blog lo avrei dovuto battezzare con un altro nome, chessó
Girin girello o Mangia Mangia in giro per l'Europa o In viaggio con perfetti sconosciuti o Tutti gli scali possibili per viaggiare fra la Slovenia, l'Italia e la Spagna.

Sono di nuovo in partenza.


Ciao casetta slovena.
Ciao lettino comodo.

Ciao freddo polare alle 7 di mattina.


Ciao Grosuplje innevata.


Ciao ragazzini che ce la mettono tutta per farmi imparare lo sloveno.



Ciao deliziosi gelati invernali, ormai trasformatisi in un'abitudine.


A scuola dal 18 al 26 febbraio ci sono le vacanze di fine semestre, ma io facendo ore extra da un po' di settimane ho ottenuto di poter partire oggi.

In modo da poter fare una veloce capatina a Roma passando per Venezia (neve permettendo il mio volo dovrebbe atterrare a Fiumicino stasera tardi e infine ho trovato un passaggio su un autobus carico carico di erasmus che se ne vanno oggi pomeriggio in Italia e così non dovrò passare dieci ore al Marco Polo ma solo 3), prima di ripartire per la Spagna (che è il motivo principale del mio viaggio, robaccia di lavoro da risolvere e a cui non voglio proprio pensare perché mi ritornano i mal di testa che hanno allietato la mia vita per due anni) e poi lo scalo di ritorno in Belgio, dove spero di gironzolare un po' e vedere qualche città nuova, avventurandomi forse fino in Lussemburgo. E magari conoscere qualche nuovo Comenius o sconosciuto viaggiatore che bazzica da quelle parti.

Lubiana-Venezia-Roma-Valencia-Murcia-Alicante-Bruxelles-Trieste-Lubiana, questo è il giro completo.

Solo bagaglio a mano, pieno di tecnologia, cavi e cavetti, hard-disk, ipad, macchinetta foto.

Fortunatamente ho sparso biancheria e calzini per tutta Europa e altrettanti spazzolini da denti e per il resto mi faccio prestare pigiami e magari qualche maglietta e via.

Dunque il prossimo aggiornamento sarà da Roma, incrociate le dita per me o se proprio vi va andate a spalare via la neve dalla Fiumicino - Roma.

E se qualcuno è da tutte queste parti fatemi un fischio e così ci vediamo!

Se rimango senza lavoro vado a fare la hostess Ryanair, che intanto più o meno la mia vita è già quella!

7.2.12

Macedonia

Pomaranča, melona, lubenica.

Arancia, melone, cocomero.

Oggi, per spiegare alle ragazzine di spagnolo perché fossimo sole in classe senza prof. ho ricordato loro che la suddetta prof. è incinta. Non volevo intendere che stesse partorendo, ma semplicemente dire che magari non era venuta perché stava poco bene o perché aveva una visita medica, non lo so neppure io, dato che avevo scoperto di questa supplenza all'ultimo momento.

E così sfoggiando tutto il mio fantastico sloveno ho detto loro che la prof., superata la fase arancia, era ora in fase melone, ma c'era ancora un po' di tempo prima della fase cocomero.
Che non si preoccupassero dunque, che la prof. sarebbe tornata.

A questo mio improvviso uso dello sloveno sono tutte scoppiate a ridere e sono sicura che hanno pensato che io sia un po' čudna (strana) e più di una è rimasta začudena (sorpresa) da questo mio exploit linguistico.

Sto studiando. Sì.
Oggi quelli di quarta elementare avevano un esame di inglese-sloveno (tradurre e associare parole) e allora l'ho fatto pure io. Ho preso 27/30.
Senza aver studiato! Sono proprio un genietto.

Le uniche parole che non sapevo erano camion, temperino (e ancora non le so) e appunto cocomero (l'ho imparata e ho deciso di usarla subito dopo).

Fra tre settimane, al mio ritorno dal tour de force Italia, Spagna, Belgio, dovrò fare una breve presentazione in sloveno, davanti a quelli di quinta, su un tema scelto a sorte: famiglia, cibi e pasti, animali. Tocca studià!

Ah, poi oggi altra nota positiva: ho chiesto a quelle di spagnolo quanti anni pensvano che io avessi e mi hanno detto 23? 25?
L'aria slovena mi fa proprio bene.
O forse loro sono davvero sorprese che io, alla veneranda età di quasi 36 anni, non sia ancora passata per la fase arancia, melone, cocomero.

A scuola da me invece è un'epidemia di meloni che si trasformano in cocomeri.
E sicuramente c'è pure qualche arancia nascosta.
Sarà contagioso?

6.2.12

QUANDO FUORI NEVICA ...

In realtà quasi non nevica.
Altro che l'imbiancata di Roma.
A Lubiana sono caduti 4 fiocchi, ma l'inverno polare ha girato intorno alla città e si è riversato tutto sulla costa slovena, dove le scuole sono state chiuse per il forte vento.

E allora qual è la soluzione scaramanticamente migliore per tenere lontano il freddo?



Mangiarsi un bel gelato.

Chi mi conosce bene lo sa. Sono una patita del gelato.
Che divido in gelato serio (alla nutella, al cioccolato, alla nocciola, alla gianduia) e gelato non serio (al limone, alla fragola, alla frutta varia) ... insomma,se bisogna sgarrare, tanto vale farlo per bene, no?

All'estero di solito il gelato per me è una gran bella delusione.
In Spagna le palline rotonde rotonde e durissime mi facevano proprio venire i nervi e infatti il gelato non lo mangiavo mai, ripiegando sui più rinfrescanti 'granizados' o sullo yogurt-gelato.

Invece in Slovenia, o almeno in questo posto di Lubiana (si chiama Cacao, lo trovate in centro, proprio accanto alla piazza principale) il gelato sanno farlo. Pochi gusti, giusto una quindicina, ma dei 6 che ho provato finora non posso proprio lamentarmi.

E le porzioni sono abbondanti, non come le pallette striminzite di Murcia. Gli Sloveni, si sa, sono buone forchette. E quindi le coppe di gelato le fanno belle pienotte. Io che di solito prendo 3 gusti, qui con due sono a posto. (prezzo: 2.60euro)

Ho avuto così il piacere di provare, su consiglio dei due camerieri (uno fotografato con noi sopra), il gelato al tiramisù - un classico - e quello alle arachidi. Loro mi avevano sconsigliato l'accoppiata dolce-salato, ma io per non fare torto a nessuno ho deciso di prenderli tutti e due. E dove dire che erano davvero buoni.


Certo, io sono una fan del cono da divorare alla velocità della luce e il gelato senza panna non è proprio vero gelato, ma quando sono entrata da Cacao avevo la febbre e quando ne sono uscita stavo benone, dunque devo dire che, oltre a rimedio scaramantico contro la neve, il gelato per me funziona anche meglio che l'aspirina!

E voi, italiani all'estero che mi leggete, ditemi : che vi manca dell'Italia?

4.2.12

Ci dovrò tornare a Budapest

Sì, ci dovrò tornare, perché solo ora, al ritorno, mi sono resa conto di tutto ciò che non ho visto.
Ci sono arrivata abbastanza stanca e senza pianificare troppo.
E indubbiamente mi sono persa parecchie cose che ora scopro sulle guide che sto per restituire in biblioteca.
Insomma, ci tornerò.

Questa volta però il viaggio era piuttosto un'occasione sociale.
Per conoscere alcuni Comenius sparsi in giro, per confrontarci e passeggiare insieme per le vie della città.
Eravamo parecchi (e sinceramente non mi ricordo i nomi di tutti!):

- io, Agnese e Angela, rappresentanti comenius dell'Italia, rispettivamente in Slovenia, Slovacchia ed Austria, e Bruno, un altro italiano che sta facendo il volontario in Slovacchia
- 1 turca comenius in Austria, Mustafa,turco comenius con me in Slovenia e un altro turco che fa l'erasmus in Slovacchia
- 1 egiziano che Angela ha conosciuto tramite couch-surfing in Austria
- 1 americana che è in Slovacchia con un programma simile al Comenius
- Gesche e Melanie, le tedesche che sono comenius con me in Slovenia
- Jonathan, che fa il musicista e vive a Lubiana da 4 anni mi pare, conosciuto non mi ricordo come

Avevamo prenotato tutti nello stesso ostello centralissimo (Emerald Youth Hostel), per poi scoprire all'arrivo che si trattava di due edifici diversi, a circa 200-300 metri uno dall'altro.



Noi 5 provenienti da Lubiana siamo capitati nella parte centrale dell'ostello, in una camerata da sei (in cui però dormivamo solo in 3) e una stanzetta doppia (per i trottolini amorosi ... e chi saranno fra noi 5?). Mentre gli altri più sfortunati sono capitati nella parte sfigata e polverosa dell'ostello.
Certo per 10euro a notte (o meno) colazione inclusa, non ci si può mica aspettare il Gran Hotel.

Poi noi, nella camerata gigante avevamo pure un superdivano e un sacco di spazio per fare colazione tutti e 12 insieme. Colazione che consisteva in una specie di buffet di latte, coco-pops, pane, marmellata, yogurt uova sode e ... cetriolini!


Mettere d'accordo 12 persone non è certo facile: alcuni volevano fare un tour guidato, altri scorazzare liberamente, alcuni a Budapest c'erano già stati, a certi piaceva camminare,altri volevano andare in metro.
Ma tutto sommato ognuno ha trovato poi l'accoppiamento o raggruppamento adatto ai suoi gusti ed esigenze e ci siamo separati e riuniti in modi diversi a seconda delle occasioni.

A parte la prima mattina che abbiamo fatto tutti insieme una passeggiata lungo il Danubio dal lato di Pest (e devo ancora scoprire cosa commemorano o ricordano le sculture di  scarpe di bronzo poco lontano dal Parlamento, qualcuno lo sa?) ...





... per arrivare fino alla Margaret Island, un'isola di 2.5km che si trova al centro del Danubio, prima appartenente a vari ordini religiosi, poi trasformata in un harem dai turchi ed infine in parco cittadino con una sorta di pennino da stilografica nel centro. (Centenariumi Emlekmu, costruito nel 1973, a celebrare il centenario dell'unione fra Buda e Pest, e pieno di simboli socialisti e nazionalisti)



Poi lì ci siamo infine divisi, gli stakanovisti pronti al loro tour di 2.5 ore per la città, e gli affamati, alla ricerca di un posticino tranquillo e non turistico per il pranzo.
Agnese ne ha scovato uno che a tutti noi era sfuggito, un minilocale molto salottino di casa con musica dal vivo e ottima scelta di baguette, bagels, zuppe, torte e anche parecchie opzioni vegetariane.
(Si chiama Szendzso Reggeli Kave, e si trova in Frankel Leo Ut. 11, ve lo consiglio, piccolo, accogliente, parlano inglese, ci si sente proprio tranquilli e rilassati)



Io di bagels negli Usa ne facevo abbondanti scorpacciate, a colazione con la marmellata, a pranzo con il formaggio e le verdurine, a cena con le zuppette in tazza, i bagels mi avevano creato dipendenza.
Avevo pure provato a farli io, e sebbene di aspetto fossero venuti perfetti, di sapore e consistenza poi un disastro: farinosi e durissimi. Quando ho sentito la parola bagel quindi ho fatto i salti di gioia!



Alla fine dopo pranzo siamo rimaste in 3, io, Agnese e Angela, e abbiamo girovagato per Buda tutto il pomeriggio come se ci conoscessimo da sempre. (e se non lo avessi già detto era la prima volta che ci vedevamo e ci siamo conosciute attraverso il gruppo di facebook dei Comenius italiani che avevo aperto a giugno appena ricevuta la notizia di essere stata presa).






Ci sono parecchie altre cose che non ho ancora scritto, ma questo post sta diventando già troppo lungo, a Lubiana ha cominciato a nevicare - finalmente - e voglio starmene seduta un po' davanti alla finestra a guardare come i fiocchi di neve si rincorrono in un turbinio di vento. Temperatura di oggi -16°.

Devo dire che a Budapest, a parte tutte le disavventure dell'altro post, perlomeno il tempo è stato davvero clemente e non ha piovuto né nevicato. Chissà sennò che altro sarebbe successo!!!

3.2.12

Avventure e disavventure a Budapest


Ebbene sì, a Budapest ci hanno pure messo le ganasce alla macchina!
Perché oltre ad aver parcheggiato malissimo (nessuno dei miei 4 compagni di viaggio, seppur tutti forniti di patente, sapeva parcheggiare bene!), una simpaticona ungherese a cui abbiamo chiesto se in quella zona si poteva lasciare la macchina ci ha detto di sì, omettendo però che era a pagamento.
Per fortuna che la multa al cambio era solo di 40 euro totali e che non ci hanno portato via il macinino.

Già mi vedevo a dovermi fare 9 ore di treno, passando per la Croazia, per poter tornare in tempo a Lubiana ed essere a scuola lunedì. Ma qui la macchina te la lasciano sul posto e sei tu a doverli chiamare per fartela sganasciare. Il tizio dell'ostello fra l'altro ci aveva pure consigliato come togliere le ganasce da soli, visto che per gli stranieri sulla multa non viene neppure annotato il numero di targa, ma solo il Paese di provenienza e quindi non avrebbero potuto rintracciarci.

Non abbiamo osato, per paura di rompere la macchina, che di per sé non so proprio come fosse ancora tutta di un pezzo dopo tutti quei chilometri; per scoprire poi che queste ganasce si possono davvero aprire con una qualsiasi chiave in meno di due secondi.


Fra le altre (dis)avventure in ordine sparso:

- siamo finiti casualmente in un ristorante gay per cena la prima sera.
Accogliente, tranquillo, ottima torta di mele e zuppe.



A stonare erano proprio i due piccioncini etero (allora, avete indovinato chi sono?) del nostro gruppo che si sbaciucchiavano dopo ogni boccone. Mai viste due persone darsi così tanti bacettini al giorno: un passo, un bacetto, un semaforo, un bacetto, ci sediamo, un bacetto, ci alziamo, un bacetto, ti faccio una foto un bacetto, guardiamo la foto un bacetto. Smack, smack, smack, smack. Oh my God!

- Bruno, l'italiano volontario, si è fratturato una caviglia.
Poveraccio. Io già non c'ero quando è successo l'ultimo giorno, perché noi Lubianesi eravamo già in partenza per tornare in patria, mentre gli altri avevano deciso di andare a pattinare sul ghiaccio al City Park. Menomale che lui è uno che non si perde d'animo e ride sempre. Questo viaggio gli rimarrà decisamente impresso nella memoria, dato che inoltre la sera precedente, non avendo le chiavi dell'ostello, non era potuto rientrare ed aveva dovuto dormire in un kebab!



-
Il nostro provetto guidatore turco si è leggermente ubriacato l'ultima sera.
Io ero uscita con gli altri, lasciando i Lubianesi in ostello con 2 bottiglie di vino aperte.
Ero andata con Agnese, Angela e gli altri a un posto abbastanza famoso di Budapest, una specie di centro sociale, bar, ristorante con le sedie scompagnate, i muri graffitati (e su cui puoi tranquillamente scrivere ciò che vuoi), e le decorazioni riciclate e robe varie appese al soffito. Se vi piace il genere si chiama Szimpla, lo trovate qui: http://www.szimpla.hu/





Io non avevo intenzione di uscire, ma avevo appena scoperto che in Ungheria dal 1° gennaio di questo 2012 non si poteva più fumare (sono allergica) e allora avevo deciso di approfittarne per passare quache oretta in una vasca da bagno trasformata in divanetto a chiacchierare e sorseggiare bicchieroni di limonata.
E ad assistere a come l'egiziano, l'americana e la turca ci abbandonavano per andare a qualche club a ballare. Beata gioventù, io verso mezzanotte ero già a pezzi.



Ma tornata all'ostello che ti trovo?
Tutti un po' brilli, il nostro turco steso sul letto tutto vestito in stato comatoso, gli altri in stato confusionale, i trottolini amorosi che comunque si sbaciucchiavano, l'altra tedesca che forse voleva buttare qualcuno dalla finestra. Dall'alto della mia sobrietà mi sono sentita un po' la madre di tutti, li ho spediti a letto e ho pregato che il giorno successivo qualcuno fosse in grado di guidare.

E mi sono pure sentita un po' vecchia.
Ma contenta che nessuno fosse scomparso, nessuno si fosse perso, nessuno fosse stato messo in carcere.