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24.9.11

FIGURACCE

Arrivata alla figuraccia numero TRE ho deciso di scriverle.

Sicuramente ne avrò fatte altre, ma la mia memoria qua ha deciso di andarsene in vacanza, dunque prima di scordarmi anche di queste tre, ve le racconto e vi fate due risate.

1) L'altro giorno suonano alla porta. Di solito ricevo solo visite di Eva - la mia vicina - o di qualcuno che ho invitato. Ho appuntamento con Eva dopo mezzora dunque penso sia lei che è in anticipo o che vuole dirmi qualcosa. Apro spavalda, urlando un: I am cominggggggggggggggggggggggg.

Eva non è. Si tratta invece di un tipo rubicondo, sulla quarantacinquina, con i capelli lunghi spettinati, barbetta, molto scaciato - jeans bragaloni, infradito, maglietta nera scolorita di un gruppo musicale. Gli manca solo uno spinello in bocca. Mi ricorda Gongolo dei sette nani. Solo più alto e più hippy.
Accompagnato però da un altro tipo occhialuto, estremamente serio. Che mi ricorda invece Basil, l'investigatopo.


                 


Hanno dei fogli in mano.
Quasi gli sbotto a ridere in faccia. Penso che abbiano sbagliato casa.
O MAGARI SONO DELL'UFFICIO IMMIGRAZIONE.

Ne razumen slovensko. Dico. E ridacchio come una scema.
Poi dato che due frasi in croce le so mettere, gli dico che parlo inglese, italiano, spagnolo.
E in inglese gli dico che probabilmente hanno suonato alla porta sbagliata.

E lui mi dice: no, no, non abbiamo sbagliato casa. Sono il tuo padrone di casa!

Ora, a me Eva aveva detto che il padrone di casa era un LEI, non un lui barbuto.
E glielo dico. Credevo che il padrone di casa fosse una donna.

E lui ridacchiando mi dice: no, per ora sono ancora un uomo. Ma non si sa mai.

Insomma era venuto con il suo amico fabbro a mettere serrature alle varie porte.
Perché qua non ci sono le chiavi neppure in bagno.
Poi mi ha pure aggiustato il lampadario della stanza, mi ha chiesto se andava tutto bene e mi ha detto che torneranno per 'sta storia delle chiavi.

Il tutto ridacchiando sotto i baffi.

2) Ieri sono andata a una festa erasmus. Non era nei miei piani.
Ero uscita con Eva, una ragazza polacca, una croata e un tipo olandese per una birretta tranquilla qui in centro. Però l'olandesino fremeva per andare a questa festa. E dato che una delle due tipe viveva proprio nella stessa casa dello studente dove si sarebbe svolta abbiamo deciso di farci un salto.

Ora, io da prima di arrivare a Lubiana, ho conosciuto su facebook varie persone che successivamente sarebbe anche loro arrivate da queste parti. Ho fatto un po' da consigliera virtuale di alcuni/e riguardo a storie della casa, dei trasporti ecc. Però poi certe persone non le ho ancora conosciute.

Dunque avevo mandato un messaggio ad uno degli spagnoli e mi aveva detto che mi avrebbe avvertito se facevano qualcosa. E alla fine anche loro andavano a quella festa. Ho deciso di andarci per salutarli e conoscerli.
Arrivati alla festa vedo tutti gli spagnoli in gruppone. Le loro facce mi sono tutte familiari perché ho sbirciato le loro foto di un viaggio in Croazia. E di colpo non mi ricordo più con chi di loro ho parlato, con chi di loro mi sono messa d'accordo per vedermi alla festa.

Così decido di adottare la strategia dell'attesa: se il tipo mi vede, verrà a salutarmi, no?
Ma invece no, gli spagnoli sono tutti impegnati ad assistere a come i turchi (che hanno organizzato la festa) preparano la loro bevanda tradizionale. Uno di 'sti turchi poi accende e spegne la luce ogni 2 minuti.
Insomma, chiacchiero con qualcun altro e poi decido di andare a salutare il fantomatico spagnolo.
Opto per un vago e generale: voi siete gli spagnoli vero?
Otto paia di occhi mi fissano.
E io mi rivolgo più direttamente a uno di loro, convintissima di aver parlato con lui su facebook.
Il tipo mi guarda sorpreso, della serie: ma chi sei?
E nel frattempo a fianco a lui un altro ridacchia!

Ho sbagliato persona.

Mi sono presentata alla spagnolo sbagliato.
Menomale che non si formalizzano e alla fine mi si presentano tutti.
E quello con cui originariamente ero rimasta d'accordo continua a ridacchiare.
Mi dice che mi aveva vista arrivare e che aveva aspettato per vedere se lo riconoscevo.

Le foto di facebook non aiutano, soprattutto se in quelle foto ci sono altre 20 persone che poi ti ritrovi tutte insieme nella vita reale.

3) Lo sloveno ha il duale. Questo significa che per dire:
noi due andiamo si usa il verbo GREVA, mentre per noi tre (4, 5, 6, 10 milioni) andiamo il verbo è GREMO.
Stessa storia per voi due, loro due, voi tre, loro tre (4, 5, 6, 10 milioni). Con le opportune varianti al femminile per i pronomi.
Un gran casino.
Insomma, qualche giorno fa stiamo scrivendo io e Mathieu una composizione in sloveno sul nostro prof., così per scherzo, per fare pratica con i verbi in modo creativo.
Una serie infinita di scemenze in cui il nostro prof. è vittima di una fidanzata che lo ignora e che ogni giorno della settimana esce con un tipo diverso.

E a un certo punto io voglio dire che la fidanzata del prof. bacia un altro tipo.
Duale. Però mi sbaglio e uso il verbo in plurale normale.
Poi me ne accorgo e sto cercando di spiegare a Mathieu che voglio usare il verbo per loro due e non per loro tre. Che non è un triangolo amoroso, ma semplicemente un povero prof. cornificato dalla fidanzata con uno spogliarellista italiano.

Cerco di spiegarglielo ma pare che non ci riesco.
E a un certo punto gli dico:

We have to change it. It's like ME and YOU kissing.

(Dobbiamo cambiarlo - o cambiare la situazione - ; è come se io e te ci baciassimo).

Mi guarda con gli occhi sgranati.
Frase ambiguaaaaaaaa!
Pare che gli ho appena fatto una proposta indecente.
Poi anche il suo cervello fa click e capisce a cosa mi riferisco.

Ma per 5 secondi sono seduta davanti a lui, come un adolescente sfigato (maschio) che mentre fa i compiti insieme a una ragazza, all'improvviso le dichiara che vuole baciarla.

Sbottiamo a ridere e penso che 'sto duale del cavolo è proprio pericoloso!

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