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11.1.12

Pensieri e canzoni

Ho un po' di pensieri per la testa.

Pensieri così così.

Di solito non scrivo post pensierosi.

Però succede a tutti credo, quando le persone della propria famiglia cominciano a invecchiare, e stanno male, e finiscono in ospedale, e tu pensi che senza di loro non saresti quello che sei, che ti hanno insegnato un sacco di cose di cui a volte neppure ti rendi conto.

E poi un bel giorno qualcuno ti dice una frase, o fa un commento su di te, o ti domanda incuriosito dovecomeperché e tu allora, all'improvviso ci rivedi loro, nelle tue parole, nelle tue risate, nelle tue spiegazioni e in quello che fai.

Uno degli svantaggi di stare all'estero è questo.
Che non ci sei.
Nelle situazioni di emergenza, quando ci sarebbe bisogno di una mano,
o forse solo di esserci, beh, tu non ci sei.
Ti perdi i momenti belli, e soprattutto manchi in quelli meno belli.
E ti senti un po' in colpa di non esserci.
E ti senti un po' in colpa se nel tuo altrove continui la tua vita di tutti i giorni.

Io sono andata, per caso, a un concerto.
Di solito non ascolto musica.
Lo so che è strano, ma è così.
Pure che mi chiamo Cecilia, patrona della musica.

Un concerto in un bar piccolo piccolo da sembrare il salotto di casa.
E interrotto dai vicini che hanno chiamato per avvisare che avrebbero mandato la polizia.
Che toccava levare le tende.
Sloggiare baracca e burattini entro le 9.
Non le 5 di mattina, ma le 9 di sera.
Nei paesi civilizzati il riposo serale e notturno è sacrosanto.

Però sono rimasta con la curiosità di ascoltarne altre di queste canzoni.
Malinconiche, e dolci.
Con il sapore dei ricordi che fanno male perché sono stati così intensi, così solari, così pieni di risate e di amici e di ... e di ... che il presente a volte si fa un po' vuoto.

Poi magari lui, il cantante (Renato Urterberg, austriaco), vorrebbe proprio raccontare in musica qualcosa di diverso. Con i suoi capelli sbarazzini e occhi da ragazzino.

Così, nonostante i pensieri e nonostante la sveglia che suona alle 5.30am, ieri ci sono andata di nuovo a sentirli.
Suonavano in un altro posto dove la polizia non sarebbe arrivata.

Ed ora insieme ai miei pensieri ronza una canzone.


Farewell, for tonight.

3 commenti:

  1. Oh cara Ceci che sensazione comunissima per noi outsider cittadini di uno, due e più altrove... non sai come ci sono dentro a tutta questa malinconia! però sono sicura che dai nostri altrove riusciamo a trovare il modo di "esserci" in modi alternativi.. che non è molto, ma meglio di niente. Animo!

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  2. In una chiesetta di Solna (Svezia) brilla una candela per ricordare la tua prozia.

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  3. Grazie mille, Stefano ... Continuo a leggere il tuo blog che mi tira davvero su, bellissimo ciò che scrivi sulle tue figlie.

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