Pensieri così così.
Di solito non scrivo post pensierosi.
Però succede a tutti credo, quando le persone della propria famiglia cominciano a invecchiare, e stanno male, e finiscono in ospedale, e tu pensi che senza di loro non saresti quello che sei, che ti hanno insegnato un sacco di cose di cui a volte neppure ti rendi conto.
E poi un bel giorno qualcuno ti dice una frase, o fa un commento su di te, o ti domanda incuriosito dovecomeperché e tu allora, all'improvviso ci rivedi loro, nelle tue parole, nelle tue risate, nelle tue spiegazioni e in quello che fai.
Uno degli svantaggi di stare all'estero è questo.
Che non ci sei.
Nelle situazioni di emergenza, quando ci sarebbe bisogno di una mano,
o forse solo di esserci, beh, tu non ci sei.
Ti perdi i momenti belli, e soprattutto manchi in quelli meno belli.
E ti senti un po' in colpa di non esserci.
E ti senti un po' in colpa se nel tuo altrove continui la tua vita di tutti i giorni.
Io sono andata, per caso, a un concerto.
Di solito non ascolto musica.
Lo so che è strano, ma è così.
Pure che mi chiamo Cecilia, patrona della musica.
Un concerto in un bar piccolo piccolo da sembrare il salotto di casa.
E interrotto dai vicini che hanno chiamato per avvisare che avrebbero mandato la polizia.
Che toccava levare le tende.
Sloggiare baracca e burattini entro le 9.
Non le 5 di mattina, ma le 9 di sera.
Nei paesi civilizzati il riposo serale e notturno è sacrosanto.
Però sono rimasta con la curiosità di ascoltarne altre di queste canzoni.
Malinconiche, e dolci.
Con il sapore dei ricordi che fanno male perché sono stati così intensi, così solari, così pieni di risate e di amici e di ... e di ... che il presente a volte si fa un po' vuoto.
Poi magari lui, il cantante (Renato Urterberg, austriaco), vorrebbe proprio raccontare in musica qualcosa di diverso. Con i suoi capelli sbarazzini e occhi da ragazzino.
Così, nonostante i pensieri e nonostante la sveglia che suona alle 5.30am, ieri ci sono andata di nuovo a sentirli.
Suonavano in un altro posto dove la polizia non sarebbe arrivata.
Ed ora insieme ai miei pensieri ronza una canzone.
Farewell, for tonight.
Oh cara Ceci che sensazione comunissima per noi outsider cittadini di uno, due e più altrove... non sai come ci sono dentro a tutta questa malinconia! però sono sicura che dai nostri altrove riusciamo a trovare il modo di "esserci" in modi alternativi.. che non è molto, ma meglio di niente. Animo!
RispondiEliminaIn una chiesetta di Solna (Svezia) brilla una candela per ricordare la tua prozia.
RispondiEliminaGrazie mille, Stefano ... Continuo a leggere il tuo blog che mi tira davvero su, bellissimo ciò che scrivi sulle tue figlie.
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