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15.11.11

487 km

Mattina d'inverno,
il gelo è arrivato.
Ma 'ndo vado a quest'ora (alle 7.00) di domenica?
Se lo chiede anche il mio culetto, che gela sul sellino della bici.



Prendi 5 ragazze: 2 polacche, 1 rumena-ungherese, 1 americana e me.
La macchina chi l'ha affittata?
Quanti km possiamo fare?
La patente chi ce l'ha?
Ma effettivamente chi di noi può o sa guidare?
Dove andiamo?
Doveeeee?
Chi ha una mappa stradale?
Come ci si arriva?
Tocca pagare il pedaggio?
Oddio, ma serve il passaporto?
Ma accettano gli euro da quelle parti??

Viste queste premesse le nostre eroine arriveranno da qualche parte?

Ebbene sì, contro tutti i pronostici il viaggetto è filato liscio come l'olio.
E pensare che il tutto era sorto da un commento sul gruppo erasmus, su facebook.

Chi vuole andare a Pola (Croazia) - , dice Eszter?

Beh, io! Ovvio!

E all'inizio non sapevamo se saremmo riuscite a pagare la macchina,
se saremmo riuscite a guidare, se saremmo riuscite ad arrivare.
Davanti a una cioccolata calda (lo so, lo so, avevo detto che avrei smesso, ma mi servivano gli zuccheri per ragionare) sparavamo dettagli a vanvera.
Mai visto un viaggio organizzato peggio.

Eppure alle 8 di mattina il tipo dell'autonoleggio era là ad aspettarci.
E ci ha pure dato una macchina più grande.


                                       (da sinistra a destra: io, Magda, Agata, Heather, Eszter)

E Heather ha potuto guidare con la sua patente americana.
(500 km, bazzecole per lei)
E Magda giramondo come copilota si è imparata a memoria tutte le strade.
Io, Eszter e Agata passeggere.
A raccontare e raccontarci, perché a dircela tutta eravamo delle perfette sconosciute!

Prima fermata, Koper - Capodistria (ancora in Slovenia).
Come abbiamo scelto questa tappa: non ne ho la più pallida idea.
Solo che abbiamo cercato di parcheggiare nel parcheggio riservato ai taxi, attirando le occhiatacce e risatine di tutti i tassisti presenti.
Poi ci siamo fatte un giro a casaccio per la città.
Ma è possibile che con tutte le volte che sono stata a Pirano e Portorose (a un tiro di schioppo) a Capodistria non ci ero mai andata? O forse non me lo ricordo. O forse - forse - non me lo voglio ricordare.



Gira di qua, gira di là, la mia macchinetta fotografica comincia a dare l'allarme rosso!
Ma comeeeee, l'ho ricaricata pochi giorni fa!!!!
Così fotografo furtiva e con scatto felino tutte le cose blu che vedo, sperando che la batteria non se ne accorga.





Poi la visita alla città non poteva che finire con una sana colazione a base di bomba ripiena al cioccolato.
E una pennica sulla panchina. Non, niente pennica, tocca rimettersi in marcia.



Ci aspetta un ponte BLU da attraversare.
Le mie compagne di viaggio, al corrente delle mia bluesca ossessione, urlano trepidanti alla vista del ponte.
La bluità è contagiosa.





E la prossima tappa quale sarà? Ma chi lo sa.
Nessuna di noi ha letto niente prima del viaggio, a parte qualche notizia sparsa su Pola, la nostra destinazione finale. Ma già che ci siamo perché non fermarci anche in qualche altra cittadina di mare?

Facciamo impazzire Heather dandole indicazioni contraddittore all'ultimo momento: a destrasinistradritto!
La poveraccia odia le rotonde e noi non gliene facciamo perdere nessuna. Altro giro, altra corsa.

Fino a Rovinj, o Rovigno in italiano.
E pensare che credevo fosse in Italia. Ma quella era Rovigo, questa è Rovigno, una N in più e 0 informazioni su cosa ci aspetta.
E ne siamo piacevolmente soprese.
Un mare diverso da quello di Capodistria, meno familiare, più se mi scateno faccio un macello.
(oggi non riesco a essere poetica, è lunedì).




E poi le viuzze, che vanno su fino alla chiesa, di grossi ciottoloni lucidi, e non posso far altro che immaginarmi quante sederate darà la gente scivolando quando piove o nevica.


 (ho detto culetto e sederate nello stess post, ora mi aspetto una serie moltiplicata di collegamenti diretti da siti zozzi al mi blog!)

Ma il bel tempo ci accompagna, il sole ci bacia, non fa neppure freddo, dunque niente capitomboli
(anche se, a malincuore devo ammettere, che neppure dopo una settimana di uso, ho sfondato gli stivali! Non so come possa essere successo, ma mi si è staccata la suola!!! Si torna alla scarpe estive in inverno, evvai!)
Rovigno è una città in salita, di vicoletti, di casette appiccicate, di panni stesi, di angolini kitsch, di porte e finestre azzurre che mi ricordano Santorini. Con gatti e gabbiani che convivono tranquilli. Di dolci alla marmellata di ciliegie che mi mandano in crisi iperattiva da troppo zucchero.





E poi infine ci si rimette in marcia per Pola /Pula (che in romeno significa una cosa zozza!!!Oddio, ora si collegheranno al blog anche i pornolettori da Bucarest).



Ci arriviamo a pomeriggio inoltrato, dopo un po' di rotonde prese a casaccio e qualche cambio del senso di marcia improvviso e illegalissimo. Se Heather avesse fatto tutto ciò che le abbiamo fatto fare noi in SLO-CRO, in USA sarebbe già in galera.

A Pola c'è una sorta di anfiteatro romano che ricorda in piccolo il Colosseo (più pulito, con vista mare, senza puzza di smog e di pipì). Le ragazze si emozionano e ci facciamo un milione di foto.




Io allora penso a Roma e alla situazione politica dell'Italia, al fatto che le cose stanno cambiando e che magari dovrei dedicare un post a parte a questo tema e non lo faccio per scaramanzia, perché ho paura che le cose d'ora in poi andranno pure peggio.

Poi vagabondiamo esauste. C'è chi vuole andare a vedere il tramonto al castello, chi lo vuole vedere dalla spiaggia. La spiaggia però non si trova, c'è solo il porto con i superbarconi atraccati carichi di container, e il castello lo giriamo in 10 minuti.




Finiamo per non vedere il tramonto, ma per andare in pizzeria!
E io, che sono ormai sul tracollo, mi prendo un bel cappuccino a cena, perché oltre al ciliegiosissimo dolce, a Rovigno avevo pure comprato un burek (una sorta di sfoglia ripiena di formaggio) e se continuo così i pantaloni bragaloni si tengono su senza cinta!

Così si conclude la nostra avventura.
Il ritorno in macchina, praticamente senza soste, è un tripudio di idiozie.
La stanchezza ci porta a sparare cretinate a raffica fra cui - chicca mi personale -
la differenza fonetica (s sorda e sonora) fra

horse /hɔːs/  - cavallo
whores /hɔː(r)z/ - prostitute

Giusto per chiudere questo post in bellezza!

Prossimo viaggetto? Non so! Inutile pianificare tanto, se poi tutto fila liscio anche andando a naso!

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