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25.5.12

12+15+7+2

Ieri sono andata in gita scolastica con tutte le prime medie, una sessantina di dodicenni.

Ci sono andata come professoressa responsabile di un gruppetto, ma in realtà ho fatto un po' la dodicenne pure io.

Sul pullman mi sono seduta in mezzo, non davanti fra i secchioni e quelli con il mal d'auto, non dietro fra gli scalmanati e le coppiette.

Mi sono portata nello zaino i panini e i fogli in sloveno con le spiegazioni di quello che avremmo visto, che non avevo avuto tempo di leggere.

Ho guardato dal finestrino, ma soprattutto ho riso e spettegolato con le mie compagne di classe. Mi hanno chiamata maestra, Cecilia e alla fine addirittura Ceci.

Abbiamo visto da fuori un castello a San Servolo/ Socerb, da dentro il porto commerciale di Capodistria, da dentro un'antica oljarna, Tonina hiša (un frantoio? Si dice così? ) e infine abbiamo passeggiato per le stradine di Pirano.

Ho parlato in sloveno come non mai, usando tutte le parole che so per inventarne delle nuove.
Mi sono sentita un po' distratta come una dodicenne, loro perché non proprio interessati alle spiegazioni sulle attività commerciali e portuarie, i punti cardinali, l'olio d'oliva, io perché fondamentalmente capivo il 20% di quello che la guida diceva e il resto me lo immaginavo.

Siamo arrivati a Pirano che era già ora di pranzo, minacciava di piovere, e avevo un'ora con il mio gruppetto di 12 per farci un giro noi da soli, per Piazza Tartini, fra le viuzze medievali, e mura, la chiesa di San Giorgio, il faro, il lungomare.

Gli avrei dovuto leggere e/o raccontare un sacco di dati, date, ordini architettonici, popolazioni, etimologie, stili, personaggi.

Però c'era il mare, il sole che faceva capolino fra le nuvole, ogni ragazzino/a mi faceva una domanda diversa, i maschi si arrampicavano, le femmine guardavano rapite le bancarelle, Lan mi sparava a raffica tutte le parole che sapeva in latino, a Jure abbiamo fatto toccare le sisette di pietra di una statua di ua sirena.

E poi tutti avevano avevamo un solo pensiero: mangiarci un gelato, che per questo le loro mamme e papà gli avevano dato 3-5 €, da spendere in cioccolato, nutella, fragola, limone, caramello, frutti di bosco.

Abbiamo invaso una gelateria come un'orda barbarica pacifica e schiamazzante, noi per primi e poi tutti gli altri gruppi con le altre professoresse. Ci siamo chiesti: e tu che gusti hai preso? decine di volte, il gelato ci si è squagliato in mano mentre ridevamo perché teta in spagnolo è una tetta, ma in sloveno significa zia.

Sulla via del ritorno al pullman, con il mio gruppo ho imboccato il vicolo sbagliato e ci siamo ritrovati a correre in salita e poi in discesa come forsennati perché eravamo in ritardo ed eravamo pure i più rumorosi e la gente per strada ci guardava e sorrideva perché mi sa che sprizzavamo felicità.

Siamo tornati a Grosuplje sotto un acquazzone improvviso, stravaccati sul pullman che si è fatto più rumoroso dopo l'overdose di zuccheri gelatosi.

Sono arrivata a Lubiana alle 5.45, spettinata come non mai, appiccicosa di umidità e aria di mare, e mi sono ricordata che alle 6 avevo un appuntamento per un ventisettesimo compleanno.
Ho girato a destra invece che a sinistra e abbiamo festeggiato la nostra amica in una piazzetta di Lubiana, come quindicenni i cui genitori non vogliono che si faccia casino in casa e allora occupano un pezzo di strada.



E di nuovo la gente ci guardava, per questa esplosione di risate improvvisate, e chiacchiere in inglese con accenti strampalati. Una signora incuriosita si è avvicinata a vedere che succedeva, che si festeggiava, che era tutta questa spontanea felicità, un giovedì pomeriggio in mezzo alla strada.

Verso le 9 ero ormai cotta, distrutta di sonno, sveglia dalle 5.30 di mattina, puzzolente, sudaticcia, con le gambe a pezzi.  Me ne sono tornata a casa parlando con Gesche dei prossimi viaggi, dei programmi per il tempo che ci resta, con la malinconia di una bimba di 7 anni che sa che la scuola sta per finire, e i suoi amichetti le mancheranno.

E sono crollata sul letto come una bimba di 2 anni, dopo una giornata passata fuori a giocare, al sole, con mille colori negli occhi, l'eco delle risate e delle scemenze dette, la finestra aperta e il venticello fresco a portare dentro i sogni e fuori la stanchezza.

Mi sono svegliata con la somma di 12+15+7+2 anni, oggi di nuovo 36, ma chissà più tardi quanti ne avrò ...

5 commenti:

  1. Una giornata bellissima! La descrizione ha reso molto l'idea :) Speriamo che "la scuola" non finisca, ma si interrompa soltanto per le vacanze estive, te lo auguro di cuore visto che ti trovi così bene li

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    1. La scuola 'finirà', ma questi ricordi mi aiuteranno nella prossima fase ...

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  2. Come insegnante, tornare da una gita così tranquilla mi sarà successo poche volte. Qualche volta sì, quando sono andata con bambini gestibili...altra volte, tipo una gita roma con 2 quinte veramente scalmanate, è stato un incubo, un pericolo costante...per fortuna siamo tornati sani e salvi.
    In Italia ormai l'icubo denunce da parte dei genitori è la paura di ogni giorno!
    Io non vedo l'ora che arrivino le vacanze!
    Tina

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    1. Qui i ragazzini sono molto rispettosi davvero! E pensa che abbiamo fatto solo 2 pause pipì in tutta la giornata e nessuno si è lamentato!

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  3. Incredibile quanto mi dici, è proprio un altro modo di stare insieme.
    Che bello, anch'io spero di fare un'esperienza così.
    E solo 2 pause pipì è un record...
    Tina

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