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4.6.12

Cecilia Jones e l'ultima crociata, ops, scalata

Ieri avevo annunciato che andavo a dare l'addio ai monti sloveni.

Intendevo una cosa così, generale, una saluto da valle, una passeggiatina al sole, un po' di malinconia.

Ma si sa, questa è la Slovenia, e le cose tocca sudarsele, faticare.

Così siamo partite, io, Gesche-dice-sempre-di-sì e Verena, verso le 9.30 di mattina.
Avevo avuto addirittura il tempo di lavarmi i capelli, per non sembrare una zingarella sulle foto.
Il tempo prometteva bene, ridevamo di quelli delle previsioni del tempo che avevano gufato ed annunciato pioggia.

Io fotografavo dal finestrino tutte le montagne che vedevo, e a ognuna rivolgevo un mesto saluto:
ciao montagnetta, ci rivedremo, spero.
ciao montagnola, mi dispiace non averti scalata.
ciao montagnona, mi ci vorrebbero anni di slovenità prima di raggiungere la tua cima.

E mi ripetevo come un mantra l'addio monti sorgenti dall'acque ed elevati al cielo per trattenere le lacrime, e scattavo a destra e manca, con la macchinetta fotografica che ogni 5 minuti si metteva in sciopero.

Poi a un certo punto siamo sconfinate in Italia.
Ma ci pensate? Vivere in un Paese in cui per arrivare più velocemente a destinazione tocca passare per un altro Paese? In Italia ci siamo fatte una foto in riva a un lago sbucato per caso da dietro una curva.


E già là il tempo ha cominciato a dar retta ai metereologi gufoni.

Munite di 300 cartine, tedesca e austriaca cercavano mete su cui avevano preso appunti.

Invece ci siamo fermate - di nuovo in Slovenia - in riva al fiume, e come giovani marmotte caprette ci siamo messe a scalare i massi. Io portavo delle scarpe da ginnastica di 5 anni fa, comprate a 10euro a un negozio-mercatino. Gesche portava scarpette ballerine. L'austriaca aveva il ginocchio della lavandaia bardato da una rigida ginocchiera.

Nonostante tutto, avendo scorto da lontano una cascata, abbiamo deciso di avventurarci fra le rocce viscide, sotto una pioggerellina scozzese che mi ha permesso di scoprire che la mia giacca impermeabile non lo è più.


La cascata non l'abbiamo più vista, in compenso siamo arrivate in riva a un impetuoso fiume.
Io mi ero portata addirittura un asciugamanetto in caso fossi entrata in acqua fino a mezza gamba come faccio di solito. Ma questo fiumiciattolo non mi sembrava così invitante e mi sono accontentata di zompare nelle pozzanghere.


Nuvoloni neri ci hanno accompagnato di ritorno alla macchina, ma non ci siamo arrese.
Abbiamo ignorato il tempo e cercato un posto per mangiare.
Crespelle alle noci per me che mi ero comunque portata due paninozzi nello zaino.

Purtroppo la pioggia continuava imperterrita, il navigatore della macchina ci disorientava e così siamo finiti in posti di cui non ricordo i nomi in ordine, fra cui Kobarid, Tolmin, Bovec.

Tutti luoghi di guerra, dove è morta un sacco di gente, e le ferite sono ancora aperte.



Noi cercavamo la valle dell'Isonzo, ma ingannate dal navigatore ci siamo addentrate per chilometri e chilometri su una strada sterrata in mezzo ai boschi nebbiosi e grondanti.

Abbiamo trovato una mucca in posa e un cancello minaccioso a sbarrarci la strada.
E un bunker buio da brivido.
Siamo scappate a gambe levate.



E insomma, questo Isonzo, un po' stron--,  non voleva proprio farsi trovare.

Con la nostra nulla conoscenza dello sloveno abbiamo immaginato che un cartello ci indicasse una piacevole passeggiatina in discesa di 10 minuti che ci avrebbe portato in riva al fiume.
Abbiamo camminato per mezzora in discesa in un boschetto scivoloso e con umidità a 90° (giusto un anticipo del mio futuro fra 3 settimane). Siamo sbucate davanti a un bar, che evidentemente si chiamava in riva al fiume, ma il fiume non c'era.
La strada in salita ci ha tolto le ultime forze.

Ed ecco che quando meno ce lo aspettavamo, come al solito, girando a destra invece che a sinistra ed andando giù invece che su (come non abbiamo pensato che di solito le valli sono in basso?) ci siamo ritrovati all'entrata del fiume.

Non che i fiumi abbiamo una porta, ma qua in Slovenia le parti più spettacolari delle valli vengono incapsulate in parchi nazionali e tocca pagare il biglietto d'entrata; è pur vero che con i soldi provvedono alla manutenzione dei sentieri, dei ponti, ponticelli, balaustre, panchine e simili.

Erano già le 5 e temevamo di non fare ritorno vive a Lubiana.
Ma ci siamo avventurate lo stesso, perché era da ore che cercavamo 'sto posto e non potevamo mica tornare indietro sul più bello.

E quindi con un residuo di energia tirato fuori da chissà dove, con le scarpe a suola liscia e i pantaloni inzaccherati, i capelli luridi (e menomale che mi ero svegliata presto per lavarmeli ed essere fotogenica) e il fiato corto, abbiamo infine passeggiato a ritmo serrato per la valle dell'Isonzo.

Ora, avete presente Indiana Jones quando deve attraversare il ponticello di legno traballante con sotto lo strapiombo?

Ecco come ieri ho scoperto di soffrire di vertigini.



E così si è conclusa la nostra ricerca, perdendoci per l'ennesima volta anche nel parco nazionale e con ritorno a casa sotto una luna quasi piena, con 3 ore di ritardo rispetto alla tabella di marcia,  ma ancora tutte intere.

4 commenti:

  1. Insomma, un'ultima avventura slovena ti ci voleva :)

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  2. approfitto per farti un invito naturalmente se ne avrai voglia. Diverso tempo fa ho creato un gruppo su fb dove inaspettatamente si è creta una grandissima condivisione tra persone che amano i viaggi e che sono interessate a conoscere il mondo. Ci si scambiano informazioni di viaggio, consigli, si condividono foto e link (solo come arricchimento di una discussione e non per pubblicità) Ci sono in piedi varie iniziative, si può essere esperto di..., si può chiacchierare tra amici sulle nostre preferenze ed emozioni quando siamo fuori della nostra città e tanto ancora. Ora ho fatto un documento dedicato a chi vive all'estero perchè da loro si può imparare molto. Gli occhi di chi vive stabilmente in un posto sono diversi da un turista! Tutto questo per dirti se hai voglia ci trovi in "consigli di viaggio"

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