Ho finito l'altro ieri di presentare il PPT di addio in tutte le classi in cui ho insegnato, ripeterlo così tante volte mi è servito da terapia. Ho metabolizzato questi 10 mesi, ho ricordato un sacco di momenti belli o totalmente ridicoli vissuti da agosto dell'anno scorso e ora sono pronta a partire (voi ci credete? Io no, ma magari se lo scrivo mi convinco!)
I momenti ridicoli e gli equivoci li ho già raccontati quasi tutti sul blog, se spulciate li trovate, e riraccontarli in classe fra le risate degli studenti mi ha aiutata a prendere questi giorni con più filosofia.
Ve ne faccio una breve rassegna:
- gli studenti qua a scuola portano le ciabatte, tipo pattine. Il primo giorno di scuola ho pensato che uno studente fosse malato e che lo stessero per portare via in ambulanza, dato che portava 'ste ciabattine e una specie di pigiamino (che poi erano pantaloni corti e maglietta). Gliel'ho pure chiesto se stava male. Poi ho pensato che fossero tutti in ciabatte perché essendo una scuola ecologica magari era il giorno di puliamo il pavimento tutti insieme.
http://comeniusinslovenia.blogspot.com/2011/09/ciabattiamo.html
- in mezzo ai campi qua si sono una specie di grossi armadi. E io pensavo che quello fossero: armadi per riporre gli strumenti agricoli, provviggioni di fieno e foraggio, chessò acqua. Sono alveari. Sì, tutti accozzati insieme come grossi cassetti. Correre verso un alveare immenso pensando che sia un armadio blu per fargli una foto non è un'esperienza che raccomanderei a nessuno.
- gli spazzacamini qua si vestono tipo squadre speciali della polizia antidroga. Io non mi drogo ma il giorno che lo spazzacamino ha bussato vigorosamente alla mia porta mi è preso un accidente.
http://comeniusinslovenia.blogspot.com/2012/03/cancamini-cancamini.html
E poi quelle che credevo fossero polpettine vegetariane e invece erano tipo gnocchi ripieni di marmellata, o le candele da cimitero che però qua sono tutte colorate e all'inizio pensavo fossero tipo quelle scacciazanzare per feste in giardino o in terrazzo.
E le copertine stile ottantenne che ti danno nei bar in inverno se ti siedi fuori e io mi dicevo fra me e me: ammazza le nonne slovene che moderne, c'hanno tutti 'sti bar solo per loro.
E poi il burro o forse lardo ingannevole che viene venduto in contenitori tipo Philadelphia, e gli yogurt liquidi in vasetto che tu pensi che sia uno yogurt normale e quello felice e contento ti esplode nello zaino.
Insomma, ora che tutte queste cose le so e non farei più la figura della scema, mi tocca andarmene. Non è giusto.
Sto scrivendo il discorso finale da pronunciare a scuola il mio ultimo giorno, mi sono uscite pure le lacrimucce. In realtà è una specie di favola su una tipa tutta blu, cioè io, e si fonda su un gioco di parole in sloveno, perché il colore blu si dice 'modra', ma questa parola significa anche saggia. E così è la storia della tipa blu di colore che però saggia non fu, perché invece di studiare lo sloveno, preferì farsi giri su giri, mangiare gelati, fare foto. Giusto perché i ragazzini capiscano che non ci si può solo divertire, perché sennò si viene rideportati nel deserto.
L'idea è farmelo tradurre dalla mia coinquilina in sloveno e leggerlo così non ci capirò niente di quello che dico e non mi commuoverò. Idea geniale delle mie.
E per concludere avrei dovuto pubblicare questo video qualche settimana fa, l'artefice me lo ha ricordato più volte. Sono i passi della quotidianità, quando piano piano una città diventa tua sotto i tuoi piedi, e metti un po' il pilota automatico.
A dire la verità a me qua non è successo, certo non mi perdo più per strada come all'inizio, ma di solito guardi in cielo più che in terra e forse per questo quest'anno l'ho vissuto così,
con la testa fra le nuvole.
A dire la verità a me qua non è successo, certo non mi perdo più per strada come all'inizio, ma di solito guardi in cielo più che in terra e forse per questo quest'anno l'ho vissuto così,
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